Un arsenale di cartucce e fucili, app con i richiami di uccelli: incastrati 9 cacciatori fuorilegge

Le cartucce sequestrate
PERUGIA - Nel periodo delle festività natalizie sono state predisposte da parte dei carabinieri forestali una serie di attività antibracconaggio che hanno...

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PERUGIA - Nel periodo delle festività natalizie sono state predisposte da parte dei carabinieri forestali una serie di attività antibracconaggio che hanno portato alla denuncia di nove persone.


In particolare sono state controllate alcune zone della valnerina e della valle spoletina.

I carabinieri forestali hanno scoperto vari escamotage utilizzati dai cacciatori ma vietati dalla legge. Uno di questi riguarda l’utilizzo di un faro alogeno come sorgente luminosa che due persone utilizzavano per cacciare di notte l’avifauna acquatica presso un laghetto artificiale. Altri bracconieri facevano uso di smartphone con apposite applicazioni per il richiamo degli uccelli e, con questo espediente, avevano ucciso numerosi esemplari appartenenti a specie protette.

Un cacciatore di frodo, dedito alla cattura dei fringuelli, aveva al seguito più di mille cartucce e ne deteneva altre quattromila presso la sua abitazione. All’interno di uno dei boschi controllati i militari hanno trovato anche una trappola a scatto per la cattura di cinghiali. In questo caso i carabinieri forestali avevano predisposto dei servizi mirati di monitoraggio dell’area che hanno consentito loro di sorprendere il responsabile. Quest’ultimo non aveva nemmeno la licenza di caccia ed è stato quindi segnalato all’autorità giudiziaria per il reato di furto venatorio. 

Qualche dato numerico. Sono stati complessivamente sequestrati: otto fucili, oltre 5.000 fra cartucce e bossoli, uno smartphone utilizzato come richiamo acustico, un faro a led, una trappola a scatto, mirini luminosi per la caccia notturna e numerosi esemplari di fauna protetta. Sequestrata anche un’autovettura utilizzata per andare a caccia nella zona di Roselli (comune di Spoleto) che era priva della copertura assicurativa da oltre 2 anni.

Numerose le violazioni amministrative riscontrate, in particolare: caccia in violazione degli orari e in zone di divieto, mancata annotazione della giornata sul tesserino venatorio, omessa esibizione della licenza di caccia, omessa custodia delle armi e altre irregolarità relative a battute di caccia al cinghiale. 


Fra i reati venatori contestati l’esercizio venatorio con mezzi vietati, l’abbattimento di specie protette e particolarmente protette e il furto venatorio. In alcuni casi sono state contestate sino a tre ipotesi di reato per singolo soggetto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero