Perugia, la truffa dei maltesi: giro d'affari da decine di migliaia d'euro. Indagato veterinario

Perugia, la truffa dei maltesi: giro d'affari da decine di migliaia d'euro. Indagato veterinario
PERUGIA - Spacciati e smerciati come pregiatissimi cuccioli di razza maltese. E invece si tratta di semplici meticci. Bellissimi, simpaticissimi e degni di trovare una famiglia...

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PERUGIA - Spacciati e smerciati come pregiatissimi cuccioli di razza maltese. E invece si tratta di semplici meticci. Bellissimi, simpaticissimi e degni di trovare una famiglia che li ospiti e gli dia tanto amore, ma non propriamente cani di razza. Di quelli dal pedigree super certificato, che giustifica una spesa importante per chi è appassionato di una certa tipologia di cane.


Un giochino che, a occhio e croce, ha significato almeno quindicimila euro di guadagni facili quanto illeciti. Un giochino cui hanno messo fine i carabinieri del Nas di Perugia e il personale dei servizi veterinari dell’azienda Usl Umbria 1, sotto il coordinamento della procura della Repubblica.
LO SCHEMA 
Sono almeno diciassette, le vendite illegali che vengono contestate al proprietario dei cani (un privato cittadino) e a un veterinario perugino che secondo l’accusa intascava parte di quei soldi in cambio di false certificazioni sul pedigree dei cagnolini.
Lo schema infatti prevedeva l’arrivo dei cuccioli dalla Romania, «meticci poiché senza documento di riconoscimento associato agli animali di razza» sottolinea il procuratore capo, Raffaele Cantone.
Insomma, i cagnolini venivano fatti arrivare dalla Romania ma in realtà, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, grazie alle false attestazioni a un pedigree-truffa risultavano essere italiani e in particolar modo di razza maltese. Una volta creata la documentazione ad hoc, il proprietario dei cani passava all’incasso: nel periodo in cui si sono sviluppate le indagini, in questa modalità sono stati importati e venduti almeno 17 cuccioli. Cagnolini di grande bellezza ma di poco valore economico, invece smerciati ad ignari acquirenti anche a 800 euro l’uno.
Insomma, un bel tesoretto costruito sulla pelle di indifesi cagnolini e sul portafoglio di ignari ed evidentemente poco esperti acquirenti.
Ma c’è di più. Dal momento che, stando a quanto riscontrato da Nas e Usl, i cagnolini sono risultati essere al di sotto delle dodici settimane di età e questo è un elemento importante dal momento che prima del compimento dei tre mesi i cani non possono essere trasportati. Da segnalare anche come siano risultati in possesso di un microchip romeno e anche questa è pratica non consentita.
Dunque, una serie di illeciti che hanno portato, al termine delle indagini, all’iscrizione del veterinario e del commerciante dei cani nel registro degli indagati. Accuse pesanti, ovviamente tutte da dimostrare, con gli indagati che, sottolinea lo stesso procuratore Cantone «potranno presentate documenti a sostegno delle proprie tesi difensive chiedendo di essere sottoposti ad interrogatorio».
Di certo il sospetto è che, se almeno 17 sono i cuccioli importati e venduti con lo stratagemma nel corso dell’indagine, il meccanismo fraudolento possa aver consentito agli indagati di importare e vendere molti più cuccioli.

Intanto, stando a quanto si apprende, importanti controlli sui canili sono stati messi in atto dal Nas negli ultimi giorni. Controlli che hanno portato alla chiusura di un canile a Montone per mancanza di autorizzazione. Controlli sui microchip mentre l’Asl sta cercando un posto ai 43 cani presenti. Sanzione da 400 euro. Altre segnalazioni hanno riguardato i canili di Foligno, Assisi e Bevagna.

 

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Il Messaggero