Amelia, i ballerini organizzano la resistenza al virus. «E' sparita una parte della nostra vita, ma noi non molliamo».

Giulia Albasini e Katalin della scuola Asd Samba
AMELIA - Parola d'ordine, resistenza. Sotto questa bandiera cercano di fare quadrato i ballerini della scuola Asd Samba che, come decine di migliaia di colleghi, a causa delle...

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AMELIA - Parola d'ordine, resistenza. Sotto questa bandiera cercano di fare quadrato i ballerini della scuola Asd Samba che, come decine di migliaia di colleghi, a causa delle restrizioni anti Covid-19, da ormai dodici mesi sono costretti fuori da palestre e sale da ballo.

Allenamenti in solitaria, online, all'aperto, nella taverna di casa, in questo lungo periodo di astinenza forzata ognuno ha cercato di reinventarsi una propria routine. «Io - racconta Arianna Cardella 21 anni, ballerina all'ultimo anno di Ingegneria  -ballo da quando avevo sette anni. Ne avevo dodici quando ho iniziato la carriera agonistica, ovvero allenamenti tutti i giorni o quasi, gare, in Italia e all'estero. Insomma uno stile di vita spesso molto diverso da quello dei miei coetanei, che ha portato tante soddisfazioni ma anche tante rinunce. Adesso è sparito tutto, è come se fosse scomparsa buona parte della tua vita e ci si sente davvero spaesati. Io poi sono comunque fortunata perchè ho un pochino di spazio a casa dove cerco di allenarmi ma ovviamente non è la stessa cosa. Con Simone (Serangeli il suo insegnante e proprietario della scuola ndr) facciamo anche lezioni online ma è dura e infatti più di qualcuno ha deciso di lasciare».

Un gruppo nutrito quello di Serangeli che in ventidue anni di professione ha raccolto intorno a se circa 250 iscritti. «Stiamo cercando di tener duro -racconta lui stesso- ma è troppo tempo che ci sono solo uscite, non so quanto potrò resistere ancora. Sono molto amareggiato perchè vedo sfumare davanti ai miei occhi una vita di lavoro e non posso far nulla per evitarlo». Non è solo, però, Simone, a combattere questa battaglia.

Lo zoccolo duro, quelli che "si va avanti qualsiasi cosa accada" sono ancora tutti intorno a lui. «Mollare? -chiede incredulo Federico Di Carlo, uno dei suoi ballerini- impossibile! -esclama- il ballo è la vita». Ventuno anni, laureando in Scienze Motorie, Federico ha iniziato a ballare che di anni ne aveva sedici. «Ho iniziato tardissimo- ammette- ma dal momento in cui l'ho fatto ho capito che non avrei smesso mai più». Un caso singolare quello di questo ragazzo reatino che per ballare da un paio d'anni si fa la Rieti-Amelia andata e ritorno praticamente tutti i giorni. «In famiglia balliamo tutti latino americano - spiega- mamma, papà e mia sorella. L'unica fortuna di questo isolamento, perchè possiamo comunque allenarci (ride ndr)».

Sulla stessa lunghezza d'onda é Giulia Albasini, 22 anni, che balla con la scuola di Simone da quando di anni ne aveva appena 4. «Una vita- cerca di spiegare- impegnativa, fatta di campionati italiani, gare internazionali, allenamenti nel week end, ma intensa e bellissima. La scuola di danza era, anzi -precisa- è per me una seconda casa e voglio pensare che tornerà ad esserlo».

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Il Messaggero