PERUGIA - Senza rispetto per la corrida delle opinioni incrociate con le spade brandite (a volte) da dilettanti della psicosomatica vanitosa e della legiferazione stradale,...
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A che serve ricordare questa vicenda come lezione per i prossimi casi di omicidio, quando tutti i processi indiziari avranno quasi sempre gli stessi difetti di essere per definizione approssimativi in assenza di una confessione? Sul serio la magistratura tutta e i settori delle investigazioni, così concentrati sulla loro infallibilità, faranno tesoro di questa vicenda? Davvero è utile non perdere la memoria di cosa abbia significato per Perugia finire nel mondo con sotto la didascalia “capitale del vizio” perchè un’americana e un barese si facevano spinelli (unico peccato ammesso) a casa loro mentre in tv scorrevano i cartoni di Naruto?
Perchè rammentare che a Firenze durante il secondo processo d’appello i Ris hanno stabilito, senza alcun dubbio, che sul coltello usato per il delitto c’erano i dna di Amanda e di Meredith e non l’amido? Perchè memorizzare il ridicolo balletto giudiziario tra condanne e assoluzioni utilizzato come pallottoliere a scandire i vent’anni di due ragazzi cui la legge crudele del sospetto ha reso la vita matta e per quattro anni carcerata? Perché rammentarci di Amanda e Raffaele per un delitto? Perché non riparlarne quando una diventerà premio Pulitzer e l’altro, da bravo ingegnere, inventerà l’energia atomica tascabile, umiliando chi li pensava solo bugiardi e crudeli?
Non dimentichiamo invece la tenera Meredith Kercher, studentessa inglese uccisa fisicamente da nessuno, perchè Rudy per i giudici è solo complice. Pensiamo a Mez, ma non spesso. Altrimenti ci tornerebbero in mente gli altri due Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero