Alzheimer, dopo dieci anni di attività chiude l'associazione di volontariato

Alzheimer, dopo dieci anni di attività chiude l'associazione di volontariato
ORVIETO Seguire un’associazione seriamente, come abbiamo fatto noi, richiede un impegno e una forza non indifferenti. Dall’esterno si possono vedere i colori...

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ORVIETO Seguire un’associazione seriamente, come abbiamo fatto noi, richiede un impegno e una forza non indifferenti. Dall’esterno si possono vedere i colori delle manifestazioni, i gruppi di sostegno, gli incontri di Pet Therapy, la forza della Musicoterapia, il sollievo dato dallo TERNI Shiatsu, i mercatini ed i video prodotti per tenere alta l’attenzione sulla malattia. Dietro tutto questo c’è stato un lavoro grandissimo, che ha occupato gran parte del nostro tempo in questi nove anni di percorso. E che non siamo più in grado di portare avanti». Gloria Vatteroni racconta con dolore la fine dell’associazione Alzheimer Orvieto. 


L’organizzazione di volontariato, per anni punto di riferimento dei malati e delle loro famiglie sparsi in tutta la provincia, è stata sciolta alla fine di dicembre. L’attività era partita timidamente dieci anni fa. Quando Gloria, alle prese con la malattia che colpì sua mamma Carla, che se n’è andata quattro mesi fa, insieme a un piccolo gruppo di parenti arrabbiati per le tante ingiustizie subite e la fatica di portare avanti da soli quella che sembrava una guerra, continua ed infinita, aprì l’associazione.

«All’inizio ci guardavano male perché non avevamo la sede. Ogni euro ricevuto l’abbiamo impiegato sui progetti per i malati e le loro famiglie e nonostante da marzo in poi il covid abbia bloccato le attività, chiudendo l’associazione sono rimasti dei soldi che abbiamo dato ad altre due onlus». Con Fabio Salomone, anche lui alle prese con l’alzheimer di un familiare, Gloria ha lavorato tanto per la dignità dei malati e dei loro parenti. Sono volontari che non hanno esitato a mettere a disposizione la propria dolorosa esperienza di figli, dando speranza e sostegni concreti a malati e familiari. «Ad un certo punto non abbiamo più trovato l’energia potente che aveva fatto da motore all’inizio. Abbiamo sempre pensato che le cose o si fanno seriamente e bene o non si fanno. Prima di chiudere l’associazione abbiamo tentato di coinvolgere altre persone perché tutto questo non andasse perduto, ma purtroppo nessuno ha raccolto il testimone». Anche la burocrazia ha avuto un peso nella scelta: «Ora, come se non bastasse, con la riforma del terzo settore tutto va a complicarsi ulteriormente». In questi anni Gloria ha incontrato tante famiglie alle prese con un parente affetto dalla malattia che fa dimenticare: «Continuerò a farlo personalmente - dice - come faccio a dire di no. Mia mamma in 14 anni la malattia me l’ha fatta vedere tutta, in tutte le sue sfumature».

 

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Il Messaggero