Allarme degrado, arrivano i cancelli al PalaSì

Allarme degrado, arrivano i cancelli al PalaSì
TERNI Sporcizia di ogni genere, anche le deiezioni umane rimosse più volte, i marmi rovinatati dalle acrobazie dei ragazzi con lo skateboard e un degrado generale che non...

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TERNI Sporcizia di ogni genere, anche le deiezioni umane rimosse più volte, i marmi rovinatati dalle acrobazie dei ragazzi con lo skateboard e un degrado generale che non era più tollerabile. «Una scelta dovuta ma sofferta», spiega il presidente di Pagine Sì, Sauro Pellerucci. L’immagine dei cancelli ai portici del PalaSì, installati da ieri, è una ferita per tutta la città, e il primo a soffrirne è proprio lui, Pellerucci. «Non voglio passare per censore, ma ad un certo punto dovevamo intervenire anche per tutelarci», spiega l’imprenditore che ha riqualificato l’antico palazzo delle poste. Uno dei simboli di Terni che proprio grazie all’investimento fatto da Pellerucci è tornato a brillare. Ma quella luce da ieri si è in parte spenta, almeno per quello che riguarda il messaggio di chiusura che arriva da quelle inferiate. «La decisione non è definitiva, ma speriamo serva contro queste abitudini», prosegue l’imprenditore. Una decisione che dovrebbe spingere tutta la città ad interrogarsi, come ha fatto ieri il consigliere comunale di Terni Civica, Michele Rossi. «Comprendo le ragioni del proprietario. Giustamente non ne poteva più di sopportare i danni prodotti da chi impropriamente usava quel portico come skatepark o per bivacchi e raduni. È comunque una sconfitta. Sarebbero bastati maggiori controlli pubblici», ha scritto ieri il consigliere di maggioranza Rossi. Ma Pellerucci non vuole scatenare polemiche, piuttosto sollevare il tema di quel «senso civico cittadino che sta in generale venendo meno in città». Anche i ragazzi che hanno scambiato l’antico porticato per uno skate park vengono in un certo modo assolti dall’imprenditore. «Sono ragazzi che hanno bisogno dei lori spazi e spero che si possa risolvere la questione dello skate park», dice Pellerucci. Ma ovviamente è qui che subentra anche il tema della tutela che Pellerucci ha spiegato con quel «non potevamo fare diversamente», per evitare di subire oltre al danno (i marmi rovinati) anche la beffa di una denuncia perché magari un ragazzo si fa male. Ma il tema è più profondo, visto che il PalaSì resta uno dei contenitori culturali della città che si trova nel cuore di Terni. E quelle sbarre di ferro sono «comunque una sconfitta» per tutti. Ma anche un modo per sperare di stimolare quello scatto di orgoglio che serve per dare una risposta al vuoto che quelle cancellate trasmettano. 


«Ripeto nessuna polemica e nessun dito puntato, ma Terni deve ritrovare un senso civico che nel tempo si è perso. Poi la decisione non è definitiva e spero un domani che toglieremo le inferiate perché anche chi ha sbagliato ha capito ed è migliorato», conclude Pellerucci. 

Una sfida nella sfida, come quella che l’imprenditore ha già vinto quando ha riconsegnato alla città uno dei suoi simboli. Sfida che tutta la città, ora, deve contribuire a vincere, ognuno facendo la sua parte.

 

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Il Messaggero