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FOLIGNO - Calabroni, vespe, ma soprattutto zanzare e zecche. Tutti hanno paura dei primi due, ma non tutti considerano i rischi, anche molto seri, che possono derivare dalla puntura di una zanzara o dal “morso” di una zecca. Crescono le loro presenze, anche in questa fase dell’anno, e aumentano i rischi potenziali che possono derivare dal contratto tra loro e l’uomo. Soprattutto per quanto riguarda zanzare e zecche che possono divenire veicolo di trasmissione di malattie, anche “portate” dall’estero da persone che diventano “magazzini” come nel caso della West Nile o della Dengue. Il tutto in un momento in cui i cambiamenti climatici ci mettono la loro. A favorire un approfondimento sulle diverse tematiche legate all’argomento ci pensano Alfiero Pepponi, presidente di Lipu (Lega Italiana Protezione Ucccelli) Umbria e il dottor Luca Castiglione, dell’Asl 2, direttore unità operativa complessa Igiene degli Allevamenti e delle produzioni zootecniche area sud Terni, Narni, Amelia, Orvieto. “Il caldo – dice il presidente Pepponi - non è l’unico grande alleato per favorire la presenza degli insetti; infatti la proliferazione di zanzare, cavallette, coleotteri, pappataci e cimici è si una conseguenza di caldo estremo, ma anche dell’alta umidità, del surriscaldamento globale e dell’alternanza tra periodi di grande siccità e di piogge intense, se poi a questo combiniamo la perdita di biodiversità che altera gli equilibri e riduce i predatori naturali, l’arrivo di specie aliene dall’estero e il crescente tasso di urbanizzazione, l’invasione di insetti – conclude - è assicurata”. Questione più complessa è quella approfondita dal dottor Castiglione. Il tema è quello dei rischi potenziali che potrebbero derivare dalla puntura di insetto ed in particolare da quelle di zanzare e zecche. Bisogna partite da un punto: il pericolo calabroni o vespe, essendo peraltro presenze autoctone, è palese a tutti. Ciò su cui, invece, va fatta attenzione è quella parte legata al ciò che non si vede in quanto non lo si considera nella sua pienezza. La questione interessa tecnicamente i cosiddetti “arbovirus” (dall’inglese arthropod-borne viruses) e cioè sono un vasto gruppo virus appartenenti a famiglie diverse, che possono accrescersi sia negli artropodi che nei vertebrati. E tra i “vettori” c’è anche la zanzara, compresa quella “tigre”, e la zecca che può causare una severa encefalite. Per contrastare questa diffusione, che può passare da chi rientra in Italia dopo un viaggio all’esterno in particolari Paesi e, punto in loro, riporta a casa l’arbovirus divenendo “magazzino”. Se punto a sua volta, ad esempio da una zanzara, questa diventa il vettore per la diffusione. Per contrastare questo tipo di rischi è necessario effettuare campagne mirate di disinfestazione e manutenzione dei “punti umidi” che possono prendere le mosse anche da buone pratiche.
Il Messaggero