Adolescenti, uno su tre bullo on line

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PERUGIA - A nove anni l’ingresso on line, insieme ai genitori, a undici arriva il primo smartphone. E da lì in poi, tra WhatsApp (il 99 per cento dei ragazzi lo usa), Facebook (87%) e Instagram (85%), adoperati di giorno e di notte, gli adolescenti vestono indifferentemente i panni di carnefici e vittime. Raccontano storie, paure, emozioni, ed anche episodi di violenza online i numeri raccolti nella ricerca commissionata dal Corecom alla professoressa dell’Università di Perugia Giuseppina Pacilli. Dei novecento ragazzi intervistati - tra i 15 e i 21 anni, delle scuole di Perugia e Terni - il 91 per cento ha raccontato di aver assistito almeno una volta negli ultimi due mesi ad episodi di cyberbullismo. Ma di fronte ai questionari anonimi, gli adolescenti hanno avuto il coraggio di confessarsi: più del 45 per cento di loro ha inviato messaggi privati «offensivi o cattivi» su gruppi WhatsApp, uno su tre ha fatto la stessa cosa in un gruppo e quasi la metà degli intervistati racconta di aver escluso qualche coetaneo da un gruppo virtuale almeno una o due volte al mese. «Uno dei problemi per i ragazzi sta nel fatto che gli adulti li hanno lasciati soli nell’uso delle tecnologie - spiega l’ispettore della polizia postale Mirko Gregori, che ieri ha partecipato alla presentazione della ricerca - e a volte li hanno lasciati soli per la poca conoscenza degli strumenti». Tanti ragazzi hanno subito azioni “ostili” negli ultimi tempi. Il 28 per cento degli intervistati (circa 250 su 900), ha ricevuto richieste esplicite via social di foto nude di sé. «Questi dati - spiegano i ricercatori - hanno dimostrato la centralità del web e come il virtuale sia reale». Un adolescente su quattro assicura di essere stato escluso almeno una volta nell’ultimo mese da un gruppo. E poi spesso arrivano gli insulti: i ragazzi vengono offesi dai loro coetanei attraverso i social per l’aspetto fisico o per il modo di vestire (al 21% per cento degli intervistati è capitato nell’ultimo mese), per la religione (13 per cento) e o per l’orientamento sessuale (13,5 per cento). «L’indagine permette di individuare come gli adolescenti usano il web - rimarco il presidente del Corecom Marco Mazzoni - e quindi quali interventi è possibile attuare in maniera mirata per la prevenzione di episodi di cyberbullismo, per i quali è necessario l’impegno da parte di tutti: dalla scuola alle istituzioni». Il consiglio regionale ha approvato nelle scorse settimane una legge ad hoc: per il primo anno 30mila euro destinati a combattere il fenomeno del cyberbullismo, per aiutare le vittime e anche i carnefici.
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Il Messaggero