La notizia della chiusura del Caffè Bugatti non cade nel vuoto. E a quattro settimane dalla fine (il 22 marzo) si apre il dibattito sul valore dei luoghi della città...
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«Quando lo abbiamo comprato nel 2000 da Max Di Pietro e dal gruppo che ha creato i locali della movida ternana, con una proposta culturale precisa, con quello stile bistrò dove la musica diventa atmosfera, attraeva gente da fuori regione. Adesso non arriva più nessuno a Terni». Daniele Stellati, direttore di Confesercenti, lo chiama il Caffè letterario e non Caffè Bugatti, «perché di fatto è sempre stato questo, un luogo dove si parla di letteratura, si ascolta musica e si fa teatro». «Se chiude il Bugatti dichiara Stellati - se ne va un altro pezzo di storia della città. Ma capisco che un locale così caratterizzato stona in mezzo a tanti distributori automatici di bevande».
Già, i distributori di bevande. Hanno preso il posto di boutique storiche come Barbetti in Corso Tacito. «Negli ultimi anni il centro è cambiato. L'offerta si è modificata. E il commercio risente della crisi più che nelle altre parti della città». Serve una programmazione di eventi continua, a sostegno dei piccoli negozi. Allora perché sono restati chiusi proprio il 14? «Non si può chiedere ad un commerciante di pagare lo straordinario alle commesse se gira sempre la stessa gente. Questi eventi, così come sono pensati, non muovono flussi nuovi». «I negozi sono restati chiusi il giorno di San Valentino perché non avevano aspettative di vendita» spiega con semplicità Stellati. Per lui anche il fatto che il programma degli eventi valentiniani sia stato divulgato tardi, non ha fatto muovere i flussi turistici. «L'ipotesi di spostare il mercatino del mercoledì alla Passeggiata vivacizzerà il centro e farà da attrattore».
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Il Messaggero