Amelia, nuovo ospedale Narni-Amelia: si torna in piazza. Si mobilitano i pensionati

Amelia, nuovo ospedale Narni-Amelia: si torna in piazza. Si mobilitano i pensionati
AMELIA Nuovo ospedale comprensoriale di Narni e Amelia. Si torna in piazza. Stavolta la chiamata arriva dai sindacati dei pensionati di Terni. L'appuntamento è per il...

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AMELIA Nuovo ospedale comprensoriale di Narni e Amelia. Si torna in piazza. Stavolta la chiamata arriva dai sindacati dei pensionati di Terni. L'appuntamento è per il 17 febbraio alle 10,30 a Cammartana, proprio nel punto in cui dovrebbe sorgere il nuovo ospedale. Lì, Spi Cgil, Uilp Uil e Fnp Cisl, daranno vita a una manifestazione pubblica. 

«Un’iniziativa per e non contro - hanno spiegato nel corso di una conferenza stampa Attilio Romanelli, segretario generale dello Spi Cgil Terni, e Guglielmo Bizzarri, segretario generale Uilp Uil Terni - perché, dopo le tante promesse della regione e dell’assessore Coletto, è arrivato il momento del fare. Ad oggi il nuovo progetto dell’ospedale comprensoriale non risulta ancora approvato e non c’è nessuna certezza circa il suo finanziamento». 
Un'iniziativa a cui sono stati invitati i sindaci del comprensorio e a cui hanno aderito numerose associazioni.

«Sarà però solo la prima tappa - specificano - di un percorso di mobilitazione che porterà i sindacati ad organizzare iniziative analoghe anche ad Orvieto e Terni». 


Gli elementi di criticità: «In primo luogo - spiegano - ci preoccupa molto lo spostamento massiccio di risorse dalla sanità pubblica a quella privata. Parliamo di 80 posti letto solo su Terni, 42 dei quali in convenzione, che significa tanti soldi pubblici dirottati verso imprenditori privati, il cui fine ultimo non è la salute dei cittadini, ma il profitto».

«Accanto a questo c’è la preoccupazione per lo stato in cui versa l’azienda ospedaliera di Terni, con tanti primariati vacanti (ben 12 facenti funzione), sempre più medici che se ne vanno, e un pronto soccorso, di fatto l’unico attivo nella provincia, che non regge più l’urto».

«Il nodo delle liste d’attesa, in questo contesto, è la punta dell’icerbeg di un sistema che non funziona. 


Di qui la necessità di un netto cambio di rotta, che deve partire da investimenti nella sanità territoriale (case di comunità, ospedali di comunità), sanità domiciliare e medici di famiglia». 
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Il Messaggero