Accoglienza e aiuti agli ucraini in fuga dalla guerra: ecco l'operato di questi mesi della Caritas di Terni

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TERNI        Continua ad essere attiva la macchina della solidarietà che si è messa in moto per aiutare le famiglie ucraine nella difficile situazione che ha creato la guerra. La Caritas, in particolare, è riuscita grazie ai mezzi e ai volontari ad aiutare più di 400 persone, ed è il momento del bilancio dei primi traguardi. L’obiettivo raggiunto è notevole: 40mila euro tra donazioni e offerte delle chiese, da privati, associazioni, imprenditori. La cifra è stata utilizzata per dare vari tipi di sostegno alle persone in fuga dalla guerra: non solo per spese sanitarie e alimenti, ma anche per gli alloggi e la vita di tutti i giorni. Uno dei luoghi chiave in cui dare (e ricevere) aiuto è l'Emporio della Solidarietà di Terni: in questi mesi da lì sono state distribuite 670 spese in alimenti a 223 famiglie ucraine. L’operato delle associazioni è prezioso; in particolare l’associazione San Martino - Impresa Sociale si è occupata del problema degli alloggi, provvedendo a reperire sistemazioni e ad assicurare l’intervento di mediatori linguistici. Anche i privati hanno fatto la loro parte: molti hanno aperto le proprie case in nome dell’accoglienza. «Grazie all’aiuto dei benefattori, parrocchie, aziende e privati tantissime persone hanno potuto godere, innanzitutto, di una solidarietà e vicinanza umana, indispensabile in questo momento, ed anche di beni essenziali. Grazie alla generosità di tanti stiamo riuscendo a rispondere ai bisogni di centinaia di situazioni. Un grazie di cuore a tutti coloro che si sono resi disponibili in qualsiasi modo ad aiutare» commenta padre Stefano Tondelli, direttore della Caritas Diocesana. «I nostri volontari hanno risposto a centinaia di chiamate di aiuto, cercando sempre di trasmettere un senso di accoglienza e fraternità. In moltissimi casi siamo riusciti a dare l’aiuto richiesto. Addirittura alcune chiamate sono arrivate direttamente dall’Ucraina, di mamme che stavano fuggendo coi loro figli e cercavano ospitalità» conclude.

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Il Messaggero