A Gualdo Tadino travolse un giovane e lo abbandonò nel fosso: patteggiamento negato

Il tribunale penale di Perugia
Il pm Franco Bettini ha negato il consenso al patteggiamento proposto dalla difesa della 43enne folignate che il 16 gennaio 2023 ha investito con la propria Fiat Panda un ventenne...

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Il pm Franco Bettini ha negato il consenso al patteggiamento proposto dalla difesa della 43enne folignate che il 16 gennaio 2023 ha investito con la propria Fiat Panda un ventenne di Gualdo Tadino e poi si è data alla fuga abbandonando il giovane gravemente ferito in un fosso per quasi venti ore. Consenso negato perché - secondo quanto si apprende - la pena proposta dall’avvocato Guido Bacino di due anni e due mesi di reclusione è stata ritenuta troppo bassa. Adesso per l’imputata, in vista dell’udienza del 30 maggio, si aprono una serie di strade processuali: la prima è legata a una rivisitazione della pena da patteggiare, che in questo caso dovrebbe essere superiore rispetto a quella avanzata e rigettata; può chiedere di essere processata con rito abbreviato oppure sarebbe molto probabile il rinvio a giudizio. Sembra farsi strada però, a questo punto, la richiesta di messa alla prova.

L’imputata viene accusata del reato di fuga del conducente in caso di lesioni personali stradali. Il magistrato inquirente lamenta all’indagata la «condotta colposa consistente in negligenza, imperizia e imprudenza». Stando a quanto emerso in quel momento la donna era al cellulare. Viene ricostruito: «Procedendo lungo via Sandro Pertini in orario notturno ometteva di osservare le condizioni di sicurezza necessarie, in relazione all’orario e alle condizioni di visibilità per via della pioggia in atto durante la marcia, viaggiando alla velocità di 60 km/h circa a fronte del limite di 50 km/h per il tratto di marcia percorso, nonché utilizzando il telefono cellulare durante la marcia e in prossimità del punto di impatto». Ancora: «Non avvistava il pedone lungo la strada, pur essendo detto avvistamento possibile, e determinava l’urto tra la vettura da lei condotta e il giovane, facendolo cadere nel canaletto di scolo adiacente alla strada». Lì, nel fosso, al gelo, è rimasto abbandonato per quasi venti ore, finché non si è accorto della sua presenza un passante che ha avvisato i soccorsi. La donna – si leggeva nelle imputazioni – «urtava con lato destro della vettura il pedone che camminava sul ciglio della strada, non accorgendosi della sua presenza e non prestando la dovuta attenzione agli ostacoli presenti sul percorso stradale, facendolo cadere nel canaletto di scolo adiacente alla strada, per poi darsi alla fuga allontanandosi dal luogo senza prestare la dovuta assistenza all’infortunato, il quale riportava importanti lesioni personali con prognosi riservata».

«A seguito del fatto – si legge ancora nell’avviso della Procura – il giovane riportava lesioni personali consistenti in multiple microlacerazioni emorragiche da danno assonale diffuso emorragico in sede biemisferica fronto-temporo-aprtietale, emorragia paracentrimetrica talamica destra, Esa in sede cisternale frontale a sinistra ed in sede tentoriale bilaterale; frattura composta XII costa a destra; contusioni polmonari multiple; frattura scomposta chiusa della diafisi di tibia destra, provocando uno stato di malattia certamente o probabilmente insanabile». 

Il giovane è stato trovato circa 20 ore dopo l’incidente da un passante dopo un’intera notte trascorsa al gelo. «È stato accompagnato con l’ambulanza in ospedale con un principio di ipotermia – aveva spiegato il legale Chiara Lazzari – alla madre i medici hanno spiegato che è stato salvato proprio dall’ipotermia altrimenti sarebbe potuto morire dissanguato. Nell’immediatezza è stato sottoposto a due interventi chirurgici per il ripristino della circolazione sanguigna. Rimangono comunque gravissime le lesioni riportate». 

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Il Messaggero