Sanremo 2019, Serena Rossi e il monologo negato da Rai1: cosa avrebbe dovuto dire

Domanda semplice semplice a Claudio Baglioni e al direttore di Rai1 Teresa De Santis: per quale motivo Serena Rossi ieri sera non ha potuto recitare per intero il monologo su Mia...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Domanda semplice semplice a Claudio Baglioni e al direttore di Rai1 Teresa De Santis: per quale motivo Serena Rossi ieri sera non ha potuto recitare per intero il monologo su Mia Martini che aveva proposto al Festival? L'attrice napoletana, protagonista del film tv Io sono Mia, in onda martedì 12 febbraio su Rai1, avrebbe voluto interpretarlo prima di cantare - assieme a Baglioni - Almeno tu nell'universo, gioiellino che Mimì portò in gara a Sanremo nel 1989.


Sanremo 2019, i voti alla terza serata: Biso-Raffaele che noia, fa più ridere la Vanoni
   

Un monologo vero, preciso, diretto. Molto più articolato del brevissimo saluto fatto a fine esibizione. Un monologo che parla anche di Sanremo, e avrebbe dovuto fare così:
«Stasera vorrei dirti cosa è successo quando la mia vita, un anno fa, si è incrociata con la tua e mi hanno detto che sarei stata io ad interpretare te, nella storia che avremmo raccontato.
Vorrei dirti della paura, del senso di inadeguatezza che ho provato subito, ma anche dell’emozione che mi stringeva la gola ogni volta che un pezzo della tua vita si svelava, e una piccola parte di te, magicamente, entrava a far parte di me. Occhi neri, scialli viola, una bombetta in testa…bionda platino truccata che sembravi arrivata da un altro pianeta, nera corvino, capelli lunghi sulle spalle morbidi e poi anelli, collane, occhiali e capelli corti ricci, giacche eleganti e quella risata che non mi lascia più.
Eppure eri sempre tu. Piccola, ma con quella voce che faceva tremare i polsi, che sembrava graffiare le pareti e che già da bambina mi dava i brividi quando l’ ascoltavo nello stereo di mia madre, senza nemmeno sapere chi eri.
Vorrei raccontarti della mia casa che improvvisamente è stata invasa dalla tua musica, delle sigarette che fumavi una dietro l’altra e che ho finito per fumare anche io, della tua forza, della tua fragilità che sono diventate un po’ anche le mie, della tua sofferenza quando per colpa di un nemico invisibile ti è stato impedito di cantare e quindi di vivere. Quando il tuo nome: Mia Martini non si poteva nemmeno pronunciare perché faceva paura, perché dicevano che portava male, perché dicevano che tu, proprio tu, Mia, portavi sfortuna e così la tua vita si è trasformata in una guerra contro una violenza subdola e per questo ancora più potente, contro la discriminazione e l’esclusione che hai subito sistematicamente per anni, e ovunque anche qui, sopra questo palco.
Forse perché eri una donna, forse perché avevi successo, forse perché avevi carattere e le donne col carattere non sono mai piaciute. Non lo so.
Tu ora non ci sei più, ma ci sono le tue canzoni, la tua voce e ci sono io che forse posso farti rivivere nella memoria di chi ti ha conosciuto o di chi non ha fatto in tempo a conoscerti. Io che da questo palco voglio chiederti scusa per tutto quello che ti è stato fatto e dirti che se stasera sono qui a parlare di te, significa che malgrado tutto Mia, alla fine hai vinto tu».


Già. Peccato però che ieri a perdere siano stati i telespettatori che questo monologo non l'hanno potuto vedere e sentire integralmente. Non si dica che non c'era tempo. Un minutino a Rovazzi si poteva anche togliere. Allora, perché?
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero