OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Chi conosce bene Tinny Andreatta assicura: «In Rai tornerebbe di corsa». Anche a costo di guadagnare meno di quanto prende ora a Netflix. E tra Palazzo Chigi e Mef, dove si cominciano a disegnare i nuovi vertici della tivvù pubblica, la carta Tinny è la prima del mazzo per quanto riguarda la carica di amministratore delegato. Che sarà, secondo la strategia del governo, o un interno Rai o comunque qualcuno che già conosca la Rai. Non si vuole incappare nell'errore fatto con Antonio Campo Dall'Orto e con Fabrizio Salini, due marziani che a Viale Mazzini non sono riusciti mai davvero ad atterrare. La Andreatta dalla Rai proviene, e il suo ritorno farebbe felice Enrico Letta. Ma anche Carlo Nardello, che Luigi Gubitosi si è portato in Tim, ha un passato alla direzione di RaiCom ed è anche per questo che la società di cacciatori di teste Egon Zehndr, a cui ci si è rivolti per la selezione, ha fatto tra gli altri il suo nome. Come scelta interna, il nome più gettonato è quello di Paolo Del Brocco, manager di comprovata esperienza attualmente alla guida di RaiCinema e stimato a largo raggio.
Claudia Endrigo: «La Rai ha dimenticato mio padre Sergio, la sua mancanza non finisce mai»
LE SCADENZE
Quel che è certo è che oggi scade il termine per la presentazione delle candidature in Cda. Poi il governo a fine giugno indicherà i suoi due rappresentanti che andranno a fare l'ad e il presidente.
In ogni caso i giochi sono solo all'inizio. Ma la consapevolezza di tutti, o almeno di quelli che amano l'azienda o di chi come il governo la vuole risanare, è che la Rai è all'ultima spiaggia: se si sbaglia la scelta dei vertici questa volta, in presenza di numeri di bilancio non buoni per calo della pubblicità e per l'infruttuosità degli oneri derivanti dal contratto di servizio che manderebbero in rosso qualsiasi azienda normale, il declino già abbondantemente cominciato diventerebbe irreversibile, considerando il rafforzamento della concorrenza. Per rafforzare il pacchetto di guida in Rai, sono due i nomi che si fanno come direttore generale: l'attuale Alberto Matassino ma con deleghe rafforzate o Marcello Ciannamea, ben visto anche nel centrodestra che avrebbe la delega sul prodotto editoriale.
TELEGIORNALI
Intanto è stato approvato ieri in Cda il bilancio della Rai (sostanziale pareggio con un debito netto peggiorato a 523 milioni) e l'ad Salini ha difeso l'attività e i conti, penalizzati dal Covid. Ma ormai a Viale Mazzini si aspetta la nuova fase. Quanto alle nomine nelle reti e nei tiggì, più dentro che fuori dal corpaccione aziendale, non si fa che disegnare scenari, magari anche a vanvera ma a volte ci si azzecca. Esempio: Di Bella lanciatissimo alla direzione del Tg1 (per Rete 1 sarebbe gradito Orfeo, Di Meo e Di Mare dovrebbero restare alle altre due reti), ma una carta rosa per il tiggì principale è rappresentata da Monica Maggioni che pure per il Tg3 avrebbe chance. Sangiuliano come minimo resterà al Tg2, che sotto la sua direzione è cresciuto. Occhio poi, per quanto riguarda il settore delicatissimo della corporate, a chi andrà la guida del potentissimo ufficio contratti, dove ci sarà da ridefinire quelli in scadenza di Fazio e Vespa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero