“Leo da Vinci”, la serie cartoon sul genio dal 9 marzo su Raidue

Una scena di "Leo da Vinci"
Un Leonardo da Vinci teenager nella Toscana del XV secolo, già geniale inventore, che ha come migliore amica la quasi coetanea Lisa (Monna Lisa), pronto ad ogni avventura...

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Un Leonardo da Vinci teenager nella Toscana del XV secolo, già geniale inventore, che ha come migliore amica la quasi coetanea Lisa (Monna Lisa), pronto ad ogni avventura contro i cattivi. È Leo da Vinci, la versione adolescenziale e animata dell’artista, pensata e realizzata da Francesco e Sergio Manfio, motori creativi del trevigiano Gruppo Alcuni.


La serie cartoon, coprodotta con Rai Ragazzi, da lunedì 9 marzo approda al mattino di Rai2 (alle 8.10) come appuntamento quotidiano nell’ambito della nuova programmazione messa a punto dalla Rai per adeguare il palinsesto alle esigenze di una platea più vasta, che include bambini e ragazzi, dopo lo stop alla scuola legato all’emergenza coronavirus. Si tratta di una grande coproduzione internazionale, che vede affiancate l’emittente pubblica tedesca HR, l’indiana Cosmos Maya e la società franco-americana All Rights Entertainment; una serie che nasce però - sia dal punto di vista della scrittura che della grafica - completamente in Italia. «Ci fa piacere sottolineare l’importanza di questa iniziativa, di cui anche noi siamo stati promotori», fanno sapere dal Gruppo Alcuni. «Si sta valutando la messa in onda anche dei brevi cartoni animati realizzati nell’ambito del progetto “Raccontiamo la salute”, in collaborazione con la direzione Prevenzione della Regione del Veneto». Speriamo che questa scelta - commenta Sergio Manfio - dettata da una situazione di emergenza, possa far riflettere sulla necessità di pensare con più attenzione alle proposte televisive rivolte alle giovani generazioni«. Francesco Manfio, coautore e produttore esecutivo, aggiunge: «Facciamo in modo che nelle indubbie difficoltà che ci troveremo ad affrontare con la crisi che seguirà all’emergenza sanitaria, non ci si dimentichi di salvaguardare il patrimonio creativo produttivo ed economico che il settore rivolto alle produzioni per i ragazzi rappresenta».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero