Giletti: «Nessuna gaffe sul premier, sono laureato in Giurisprudenza». Ma è bufera social

Monta lo sberleffo social contro Massimo Giletti che ieri sera, nella puntata di “Non è l'Arena” su La7 si è lamentato perché in Italia sono...

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Monta lo sberleffo social contro Massimo Giletti che ieri sera, nella puntata di Non è l'Arena su La7 si è lamentato perché in Italia sono anni che non si elegge un presidente del Consiglio. I commenti su Twitter, che hanno portato l'hashtag # Giletti ad essere, ancora stamattina, secondo tra le tendenze del social network, non si sono fatti attendere e sono numerosissimi: «In Italia non si elegge il Presidente del Consiglio da tanti anni, almeno da quanti # Giletti non è più un giornalista», twitta un utente sdegnato. «L'ignoranza di # Giletti è un abisso in cui precipita chi lo ascolta senza il necessario spirito critico. I danni che ha arrecato questo tizio sono enormi!», cinguetta un altro. «L'educazione civica dovrebbe essere obbligatoria per quelli che vanno in TV onde evitare castronerie tipo quella su elezione del presidente del consiglio... #Giletti», suggerisce il giornalista e scrittore Paolo Roversi.


«Ma quale gaffe sull'elezione del premier! Sono laureato in giurisprudenza con 110 e lode. Conosco molto bene la Costituzione». Massimo Giletti risponde così alle polemiche social sull'affermazione fatta ieri durante la diretta di Non è l'Arena, circa il fatto che in Italia «sono anni che noi non eleggiamo» un presidente del Consiglio. «Ma è chiaro - aggiunge Giletti - che mi riferivo ad un fatto: da molti anni succede che diventi premier qualcuno che non è stato chiaramente presentato come candidato premier durante la campagna elettorale. L'ultimo presidente del Consiglio indicato come candidato premier di una coalizione già durante la campagna elettorale è stato Silvio Berlusconi, quindi dal 2008 al 2011. Poi non è più successo, né con Mario Monti, né con Enrico Letta, né con Matteo Renzi, né con Paolo Gentiloni, né con Giuseppe Conte. E secondo me non è un bene.
 


È una cosa triste», sottolinea Giletti. «Ma il mio - prosegue il conduttore - non è un inno all'elezione diretta del premier. È una constatazione amara sul fatto che da molti anni noi votiamo dei partiti rimanendo però al buio su chi sarà il premier e poi i palazzi decidono a posteriori. Lo so che costituzionalmente nulla osta. Ma a me, e credo anche a tanti altri elettori, questa cosa non piace. Se poi quelli che commentano vogliono aggrapparsi con le unghie ai vetri pur di polemizzare, lo facciano pure. Ma il senso delle mie parole era molto chiaro», conclude Giletti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero