“Five Came Back” su Netflix la guerra vista dai grandi registi

Il regista Frank Capra
Il Generale Marshall chiede a Frank Capra come convincere 12 milioni di “ragazzini” ad indossare l’uniforme contro i nazisti. «Con il cinema»...

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Il Generale Marshall chiede a Frank Capra come convincere 12 milioni di “ragazzini” ad indossare l’uniforme contro i nazisti. «Con il cinema» risponde il futuro regista de La vita è meravigliosa (1946). E’ il post 7 dicembre 1941 quando gli Usa entrano nella II Guerra Mondiale dopo Pearl Harbor. Washington chiede aiuto ad Hollywood. Capra ha già vinto 3 Oscar come il più anziano John Ford, pronto a lasciare il western per il realismo. Si coinvolgono anche George Stevens, maestro della leggerezza, William Wyler, immigrato francese di origini ebree, e quel giovane scavezzacollo di John Huston, reduce dal trionfale Il mistero del falco (1941) con Humphrey Bogart.


Eccoli i cinque protagonisti di Five Came Back su Netflix, tre avvincenti puntate di un’ora ciascuna in cui si ricorda il loro coinvolgimento bellico. Interviste, splendide immagini d’archivio, colleghi più giovani pronti a schierarsi: Steven Spielberg prende Wyler, Francis Ford Coppola si orienta su John Huston («Era un pirata!»), Paul Greengrass si concentra su John Ford mentre Lawrence Kasdan opta per l’arguto Stevens. Dopo quel colloquio con Marshall, Capra realizza il ciclo di sette documentari Perché combattiamo (1942-1946) mentre Ford è già partito verso la Battaglia delle Midway (1942), pronto a schivare granate filmando la prima grande vittoria degli Usa. In originale trovate la voce narrante di Meryl Streep, unica donna in mezzo a storie di maschi a volte bizzosi. Capra e Huston spesso litigano. Wyler si concentra sui soldati in missioni rischiose chiusi in «scatolette di latta con un freddo glaciale» (vedeva così i bombardieri B-52). Stevens rimane così scioccato dai campi di concentramento dal non realizzare mai più una commedia tornato a Hollywood. Il resto scopritelo voi non perdendovi questo ottimo documentario vincitore di un Emmy nel 2017.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero