Denise Pipitone, sul Nove l'ultima puntata: «Tutti i fatti in fila, con oggettività»

Ha riorganizzato diciassette anni di storia, centinaia di migliaia di pagine processuali e decine di ore di trasmissioni tv per raccontare «una vicenda rimbalzata mille...

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Ha riorganizzato diciassette anni di storia, centinaia di migliaia di pagine processuali e decine di ore di trasmissioni tv per raccontare «una vicenda rimbalzata mille volte ovunque, che ha finito per creare una grande partigianeria». Non una storia qualunque, ma la storia di una scomparsa, quella della piccola Denise Pipitone, su cui l’Italia si interroga dal giorno della sua misteriosa sparizione nel 2004 a Mazara del Vallo.

In onda questa domenica alle 21:15 su Nove con l’ultima puntata, la docuserie Denise, di Vittorio Moroni (anche sceneggiatore de L’immensità, il prossimo film di Emanuele Crialese), ricostruisce la vicenda avvalendosi di testimonianze esclusive, come l’intervista a Kevin Pipitone (fratello di Denise), alla nonna Francesca e ai “due padri”, Toni Pipitone e Piero Pulizzi.

Il caso al setaccio

«Il compito della serie non è risolvere il caso da un punto di vista investigativo - spiega Moroni - ma piuttosto quello di mettere seriamente in fila tutti i dati, con oggettività, ospitando anche le contraddizioni. Chi cerca una soluzione troverà comunque approfondimenti ed elementi: sta allo spettatore adesso riflettere su ciò che ha visto».

Un approccio che per Moroni ha avuto un punto di partenza «nell’ospitalità. Ho pensato che ci fosse lo spazio per accogliere le voci, tutte, a patto di sospendere il mio giudizio. Mi interessava come il fatto avesse avuto un impatto nella vita delle persone, cambiandole. Tutti i personaggi di questa storia hanno dovuto rapportarsi ai media, e in 17 anni i media sono diventati parte integrante del loro modo di essere. Piera Maggio oggi è una personalità tv, che quando appare fa ascolti, e che per questo viene usata. Ma allo stesso tempo, per lei, apparire è un modo per propagare la sua storia, uno strumento della sua ricerca. Lei ha bisogno dei media e i media hanno bisogno di lei».

Nessuno dei protagonisti della docuserie, ha spiegato il regista, ha potuto veder il girato prima della messa in onda: «Era un patto, in cambio hanno ricevuto il massimo del rispetto e dell’attenzione». Ma Denise, secondo Moroni, dov’è finita? «Durante la lavorazione del film la domanda è diventata ossessiva per tutti. Cambiavamo continuamente idea, ogni volta che emergevano nuovi elementi. Ora che sto per chiudere il viaggio ho un bisogno umano di portare con me qualche convinzione. E forse ce l’ho. Ma quel che ho dissodato l’ho messo a disposizione di tutti».

 

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Il Messaggero