Si chiamano “pianeti gioviani caldi” perché simili a Giove per dimensioni, ma posti al di fuori del Sistema solare, molto più vicini alla stella intorno...
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Molti di questi esopianeti, infatti, potrebbero contenere enormi masse d’acqua. La prova sta nello spesso strato di nuvole che ne costituisce l’atmosfera. Data la loro elevatissima temperatura (si parla di oltre mille gradi Celsius), dovuta all’estrema vicinanza al proprio Sole, tutta l’eventuale acqua presente nella loro atmosfera non potrebbe che essere sotto forma di vapore. Eppure, questa caratteristica costituisce al tempo stesso una conferma e un ostacolo: sebbene risulti che diversi pianeti gioviani caldi contengano acqua, il fatto che in altri (quasi la metà) questa presenza non si possa confermare è dovuto proprio allo spesso strato di nuvole e "foschia" che rende ancor più difficile ispezionarne la superficie.
Il telescopio spaziale Hubble ha fotografato e analizzato questi lontani corpi celesti, permettendo così agli astrofisici della California State University di effettuare la ricerca. «La ragione del nostro studio – spiega Aishwarya Iyer, a capo del progetto – era andare a vedere a cosa questi pianeti potessero assomigliare se fossero stati raggruppati tutti insieme e se presentassero alcune caratteristiche atmosferiche». I ricercatori ora ammettono che questi strati vaporosi potrebbero impedire ai telescopi spaziali di rilevare “significativi quantitativi” di acqua atmosferica. «Le nuvole e quella che sembra foschia – continua Iyer – risultano esserci in quasi tutti i pianeti che abbiamo studiato».
Nello specifico, i corpi celesti analizzati sono 19, tutti fotografati da Hubble, e in 10 di essi è stato rilevato lo strato di nuvole, ma nei restanti nove non era presente. Il team ha poi confrontato i dati raccolti, relativi a tutti i pianeti studiati, per vedere se si potesse costruire qualche schema: gli astrofisici hanno prodotto una gamma di luce mediamente complessiva, confrontandola con atmosfere prive di nuvole e con quelle dove, invece, ve ne sono vari strati. «In alcuni pianeti – aggiunge Aishwarya Iyer – si può vedere dell’acqua affiorare dalle nuvole e da quella che abbiamo chiamato “foschia”, e ce ne potrebbe essere dell’altra al di sotto».
Ma chi ha collaborato alla ricerca, come Robert Zellem, non è ancora in grado di spiegare la consistenza di queste formazioni. «Questi pianeti si sono formati nella loro attuale posizione o vi sono giunti da un’altra parte dell’universo? Capendo il perché dell’abbondanza di molecole come quelle dell’acqua potremo rispondere a simili domande» aggiunge Zellem. Lo studio della California State University è il primo che cerca di quantificare in che misura l’atmosfera dei pianeti gioviani caldi sia costituita da nuvole e “foschia” e avrà implicazioni sulle successive osservazioni di questi esopianeti. Commenta Mark Swain, co-autore della ricerca: «Questo paper è un esaltante passo avanti nello studio dei pianeti gioviani caldi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero