L'universo potrebbe essere chiuso: l'ipotesi dei ricercatori italiani

L'universo potrebbe essere chiuso: lo dice una ricerca italiana
Una ricerca italiana mette in dubbio l'attuale modello cosmologico secondo il quale l'universo è piatto, a favore di un universo chiuso. Basato sui dati del...

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Una ricerca italiana mette in dubbio l'attuale modello cosmologico secondo il quale l'universo è piatto, a favore di un universo chiuso. Basato sui dati del satellite Planck dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), e pubblicato sulla rivista Nature Astronomy, lo studio è firmato da Alessandro Melchiorri, dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e dell'Università Sapienza di Roma, Eleonora Di Valentino, dell'Università britannica di Manchester, insieme a Joseph Silk, dell'Università Sorbona di Parigi. Prudente la risposta di parte della comunità scientifica, che ritiene opportune altre analisi.


Secondo gli autori dello studio, gli indizi di un universo chiuso sono da cercare nel modo in cui la gravità curva la luce, in particolare in un effetto previsto dalla Relatività Generale di Einstein, chiamato lente gravitazionale. Si tratta di un effetto per il quale una galassia massiccia distorce la luce proveniente da un altro oggetto alle sue spalle e la amplifica, permettendo di osservarlo meglio.

«Dall'analisi dei dati abbiamo riscontrato un effetto lente gravitazionale maggiore delle attese, in accordo con un modello curvo dell'universo», ha spiegato all'ANSA Melchiorri. «I dati ci indicano qualcosa di strano, un'anomalia, e come scienziati dobbiamo capire a cosa sia dovuta. Potrebbe, ad esempio, essere la spia di nuova fisica», ha aggiunto.

Cauto il commento di Antonio Masiero, fisico teorico e vicepresidente dell'Infn, per il quale «questo studio mostra ancora una volta l'enorme ricchezza di informazioni della più antica immagine che abbiamo dell'universo. Si tratta - precisa il fisico - dell'analisi di un gruppo limitato di dati, i cui risultati mettono in discussione l'intero impianto della teoria standard dell'origine e dell'evoluzione dell'universo». I risultati, quindi, conclude «inducono alla cautela, e richiamano alla necessità di avere molti nuovi dati a disposizione».

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Il Messaggero