Archiviato un 2015 da dimenticare, fatto di utenti che stentano a crescere e di investitori imbufaliti che hanno portato il ceo Dick Costolo alle dimissioni, il 2016 non è...
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Gli utenti, orfani del microblog, si sono riversati su Facebook al grido di #Twitterdown, e non è mancata l'ironia. Quando Facebook è fuori uso viene sbeffeggiato a colpi di tweet: stavolta le parti si sono invertite. «Twitter è fuori uso e non posso twittare che Twitter è fuori uso», ha scritto un utente. «Durante questo disservizio le ragazze di 14 anni non hanno potuto postare foto del loro pranzo. Ciò ha lasciato molte di loro emotivamente traumatizzate», ha affondato un altro. E ancora: «Sono dovuto entrare in Facebook per sapere cosa stava accadendo. È terribile». I commenti via Facebook hanno mostrato l'entità geografica del «down»: dalla Gran Bretagna al Sudafrica, dagli Usa all'Italia, dal Giappone alla Grecia, passando per Kenya e Uganda, la gente ha alzato la mano sul social blu per dire «anche qui Twitter non funziona». Ad essere imponente è stata anche la durata dell'interruzione del servizio. Il social era stato irraggiungibile venerdì scorso dalle 21,35 alle 21,50, e poi ancora lunedì dalle 15,23 alle 15,33.
L'ultimo blackout si è invece protratto per ore, e Twitter non ha ancora dato spiegazioni per l'accaduto. Ha solo parlato di un problema tecnico e ha assicurato di essere al lavoro per risolverlo. Una spiegazione forse servirebbe, in un periodo così delicato per il social network. In questo 2016 le azioni sono crollate ai minimi storici dopo aver perso il 35% nel 2015. Gli utenti non gradiscono le novità annunciate per riguadagnare appeal, come i tweet mostrati in ordine di rilevanza invece che nello storico ordine cronologico. E a breve il microblog potrebbe non essere più «micro»: si ventila l'ipotesi che dai 140 caratteri i cinguettii potranno allungarsi a dismisura, fino a 10mila. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero