Dall'università con gli studenti alla tavola con il premier. La trasferta milanese dell'ad di Apple, Tim Cook, è stata di piacere, ma anche di affari. «Avete dimostrato...
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Rivolgendosi agli studenti dell'ateneo, in occasione dell'inaugurazione del 114esimo anno accademico, ha sottolineato come il feeling fra Cupertino e il nostro Paese si stia facendo sempre più intenso: «Più volte l'Italia ha modificato il nostro modo di pensare e di vivere. Siete la prova che una grande idea può davvero cambiare il mondo».E ancora: «Questa nazione ha dimostrato il grande valore del design», che non a caso è uno dei maggiori punti di forza dell'azienda californiana. Senza contare, come ha ricordato lo stesso Cook, che il numero due di Apple è un romano, Luca Maestri. Un segno evidente che la Silicon Valley tiene gli occhi sull'altra parte dell'oceano, come dimostra anche la prossima visita del ceo di Microsoft Satya Nadella, che sarà a Roma giovedì.
IL DISCORSO
Dopo aver posato per i “selfie” di rito, introdotto dal presidente della Bocconi, Mario Monti, l'ad della Mela ha lanciato un messaggio chiaro ai giovani: «Andate oltre, portate più in là le frontiere». Una formula che ricorda tanto il celebre «Siate affamati, siate folli» che il guru Jobs pronunciò all'università di Stanford nel 2005, e che è considerato uno dei motti universali di chi nella vita vuole avere successo. Ma oggi, rispetto alla visionaria concezione di Jobs, l'azienda di Cupertino è molto cambiata, e si trova ad affrontare sfide e responsabilità ancora maggiori. Ecco perché Cook ha fatto riferimento anche ad altre questioni, come quella dell'ecologia, chiamando in causa i capi delle aziende «per guidare la sfida contro il cambiamento climatico». Ma l'ad ha voluto lasciare, nel suo breve discorso, anche un messaggio più personale. Non solo quello in cui ha ricordato i suoi anni dell'università, e nemmeno quello, da manager diligente, con cui ha lodato lo spirito di collaborazione e la competizione virtuosa. Ma lo ha fatto sottolineando che «In Apple sono tutti benvenuti, non importa da dove vengano o chi amano. È semplicemente la cosa giusta da fare: Apple è aperta a tutti e sempre lo sarà». Il che, detto da chi non ha mai nascosto la propria omosessualità, suona più come una promessa che come una frase retorica. Resta il fatto che quella di Cook in Italia ha tutta l'aria di non essere solo una visita di cortesia.
IL PROGETTO
Finita la cerimonia bocconiana, insieme a Luca Maestri, Cook è andato a pranzo con Matteo Renzi nel ristorante dello chef Carlo Cracco. Un incontro a cui il premier si è presentato “scortato” dai suoi consiglieri economici Riccardo Luna, Paolo Barberis e Tommaso Nannicini. Lì, davanti a un risotto alla milanese e a un brasato (grandi classici del “masterchef” milanese), si è discusso di ripresa e anche di un progetto di investimento della Mela in Italia, forse addirittura dell'apertura di uno stabilimento. D'altronde il discorso di Cook era cominciato proprio così: «Apple qui si sente a casa». E chissà che una casa non ce la costruisca per davvero, nel nostro Paese. Poco più tardi Renzi, presentando al Piccolo di Milano i suoi progetti per il dopo Expo, ha detto che «L'Italia deve tornare a essere facile e bella come l'iPhone di Steve Jobs». Che però è diverso da quello di Tim Cook. Ma questa è un'altra storia.
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Il Messaggero