Neanche la diagnosi di spina bifida, che lo costringe su una sedia a rotelle, ha fermato la curiosità e l’intraprendenza di Stuart Turner. Stuart ha 36 anni, è originario...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La tecnologia è sempre stata più che una fissa per Stuart. La sua bio su twitter recita così: finto hacker e vero conducente di
carrozzina. Studiava informatica all’università ma ha dovuto abbandonare dopo aver l’esito dei referti medici che oltre alla spina bifida gli hanno diagnosticato anche disturbi alla colonna vertebrale e la malformazione di Chiari. I bollettini si sono tradotti nella perdita progressiva e completa dell’uso di braccia e gambe. Sarebbe stata una vita di reclusione e immobilità se Stuart non avesse architettato il sistema per far attraversare gli ostacoli al suo sguardo, solo apparentemente condannato alle orbite domestiche.
Ora Stuart è un consulente sui temi dell'accessibilità, testa software per Apple, sistemi di sicurezza aziendali e cerca ogni giorno di superare la disabilità fisica.
Il sistema che ha creato è composto da un drone Parrot AR dotato di lame rotanti (vi ricorda qualcuno?) e da una videocamera. E’ ancora un progetto in fase beta, è bene ricordarlo, ma sta accendendo enormi speranze. Il drone è collegato ai Google Glass che sembrano già vecchi per la vivace immaginazione di Stuart che pensa già a un casco che offra una visione tridimensionale ai viaggi del drone.
Ma un drone non è un essere umano, direte voi, e Stuart lo sa per questo spera “di essere in grado di volare più velocemente, più lontano, più in alto fino a sperimentare il volo in prima persona, che mi libererà veramente da questa sedia a rotelle in un modo che, al momento, non è possibile».
*Le lame rotanti del drone ricordano tantissimo Goldrake. Avreste mai detto che l’equipaggiamento di un robot sarebbe stato preso in prestito da un ordinarissimo supereroe come Stuart?
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero