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La Stazione spaziale internazionale verrà fatta precipitare sulla Terra a gennaio del 2031. Terminerà di esistere dopo 30 anni di vita in cui ha dimostrato che l'essere umano può restare stabilmente in orbita realizzando esperimenti e avanzatissime attività scientifiche. La struttura pesante 400 tonnellate, vasta come un campo da calcio se si considerano anche gli enormi pannelli solari, costata 150 miliardi di dollari e "abitata" da oltre 200 fra astronauti e cosmonauti, attraverserà di nuovo l'atmosfera nel suo viaggio di ritorno e si inabisserà nel cosiddetto Polo oceanico dell'inaccessibilità, il cimitero dei veicoli spaziali, la zona dell'oceano Pacifico più lontana da tutte le terre emerse chiamata Punto Nemo in onore del capitano Nemo di Jules Verne. Da quel momento inizierà una nuova stagione aperta a Stazioni spaziali commerciali, purtroppo non più figlie di grandi progetti internazionali che hanno tenuto attorno allo stesso tavolo le grandi potenze.
A scrivere il copione di questo ultimo atto della Iss sono i tecnici della Nasa nel loro ultimo report, anche se non si escludono ulteriori "aggiunte" alla vita dell'Iss che già avrebbe dovuto andare in pensione nel 2020. Il piano è stato aggiornato dopo che l'amministrazione Biden ha deciso di prolungare le attività in orbita fino al 2030.
La Iss concluderà così una storia trentennale: lanciata nel novembre del 1998, la Stazione spaziale è stata occupata in maniera continua fin dal novembre del 2000, diventando l'avamposto dell'umanità nello spazio nonché il più grande e sofisticato laboratorio scientifico mai costruito dall'uomo. Fino a oggi ha ospitato in orbita più di 3.000 attività scientifiche messe a punto da oltre 4.200 ricercatori di tutto il mondo. Sono quasi 110 i Paesi che hanno preso parte alle attività, incluse quelle didattiche ed educative che hanno coinvolto più di 1,5 milioni di studenti all'anno. E i prossimi otto anni dovrebbero essere altrettanto proficui. «La Stazione spaziale internazionale è entrata nel suo terzo e più produttivo decennio come piattaforma scientifica», ha affermato Robyn Gatens, direttore della Iss. «In questo decennio potremo verificare le tecnologie di ricerca per supportare l'esplorazione dello spazio profondo, continuare a restituire benefici medici e ambientali all'umanità e gettare le basi per un futuro commerciale nell'orbita terrestre bassa».
La Stazione internazionale finirà nello stesso punto in cui sono stati fatti cadere altri 263 veicoli spaziali. Si trova nell'oceano Pacifico e viene definito “Punto Nemo” o “Polo oceanico dell'inaccessibilità” perché non esiste sulla Terra un'altra zona altrettanto lontana dalle terre emerse. L'area si trova a 2.688 chilometri dall'atollo di Ducie nelle isole Pitcairn e da Motu Nui vicina all'isola di Pasqua. Il luogo abitato più vicino è, appunto, la Stazione spaziale che orbita intorno alla Terra a 400 chilometri di distanza.
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