L'Antitrust ha aperto un'indagine sugli smartphone "rallentati", su cui cioè sarebbero stati volontariamente applicati dai produttori componenti volti a...
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L'obsolescenza programmata è di fatto una strategia per definire il ciclo vitale di un prodotto, in modo da limitarne la durata a un periodo prefissato. Proprio su questo l'Antitrust vuole vederci chiaro. Anche se in Italia non esiste una legge come quella francese che configura la pratica come reato, secondo l'Autorità le sue società potrebbero aver attuato «una generale politica commerciale volta a sfruttare le carenze di alcuni componenti per ridurre nel tempo le prestazioni dei propri prodotti e indurre i consumatori ad acquistarne nuove versioni». Allo stesso tempo, sarebbero stati proposti ai clienti «aggiornamenti software dei propri telefoni cellulari senza segnalare le possibili conseguenze dello stesso aggiornamento e senza fornire sufficienti informazioni per mantenere un adeguato livello di prestazioni di tali dispositivi, promossi ed acquistati per le loro specifiche ed elevate caratteristiche tecnologiche».
Tutti comportamenti in violazione del Codice del Consumo. Il rallentamento degli iPhone vecchi è un problema noto per la casa di Cupertino. In un'intervista alla Abc il numero uno, Tim Cook, ha assicurato che Apple farà scegliere agli utenti se mantenere un telefono più lento ma affidabile, o optare per performance normali, con il rischio però che lo smartphone si riavvii all'improvviso, magari in una situazione di emergenza. Agli inizi dell'anno «distribuiremo un aggiornamento del sistema operativo iOS con cui gli utenti potranno vedere lo stato di salute della loro batteria in modo trasparente», ha annunciato Cook. Se non vorranno il calo delle prestazioni, «potranno disattivarlo», ma «non lo raccomandiamo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero