Ancora senza nome, almeno hanno trovato una collocazione: la Tavola periodica di Mendeleev, lo scienziato russo che la mise a punto nel 1869. Sono quattro nuovi elementi chimici,...
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Gli enti che hanno realizzato le importanti scoperte sono il Joint Institute for Nuclear Research di Dubna, in Russia, e il Lawrence Livermore National Laboratory, in California, cui si deve il raggiungimento delle prove sufficienti per gli elementi 115, 117 e 118. A ciò si aggiunge il lavoro dell’Istituto Riken del Giappone, che è arrivato all'identificazione del 113, nonostante i centri di ricerca russo e statunitense la reclamassero per sé. Ed è proprio il coordinatore del gruppo giapponese, Kosuke Morita, ad annunciare la prosecuzione delle ricerche «verso i territori sconosciuti dell’elemento 119, e oltre».
Intanto, il Nobel per la chimica 2001 Ryoji Noyori ha commentato a proposito di questi ultimi studi: «Per la comunità scientifica ciò ha un valore più grande di una medaglia d’oro olimpica».
I quattro nuovi elementi chimici sono stati scoperti colpendo nuclei leggeri e, in seguito, per la conseguente decomposizione di elementi radioattivi superpesanti. Come altri, simili a quelli appena identificati e posizionati alla fine della Tavola periodica, hanno vita brevissima, dato che - dopo frazioni di secondo - si disintegrano in altri elementi.
L’Iupac comunica che ha avviato la procedura per trovare un nome e un simbolo a questi nuovi elementi, solo provvisoriamente classificati come “Ununtrium” (Uut, o elemento 113), “Unumpentium” (Uup, o elemento 115), “Unumseptium” (Uus, o elemento 117) e “Unumoctium” (Uuo, o elemento 118). Agli elementi chimici, solitamente, viene attribuito un nome scelto dagli scienziati che li hanno scoperti (cosa che avverrà anche in questo caso nelle prossime settimane o mesi; il 113 sarà il primo elemento nella storia della chimica ad essere “nominato” in Asia). Sono diversi i criteri di scelta: si può optare per un nome mitologico, un luogo geografico, un minerale, una proprietà. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero