Intelligenza, con gli impulsi elettrici al cervello migliorano le capacità cognitive

Intelligenza, con gli impulsi elettrici al cervello migliorano le capacità cognitive
Gli impulsi elettrici al cervello aumentano l'intelligenza, o forse sarebbe più corretto dire che rendono meno stupidi. Non si tratta di fantascienza ma di realtà...

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Gli impulsi elettrici al cervello aumentano l'intelligenza, o forse sarebbe più corretto dire che rendono meno stupidi. Non si tratta di fantascienza ma di realtà scientifica grazie alle ricerche portate avanti dal laboratorio di "Brain Stimulation and Neuroinvestigation" dell'ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena. Grazie a uno studio effettuato con l'Università di Oxford su 58 soggetti sani sottoposti a stimolazione corticale non invasiva, cioè con impulsi elettrici a basso voltaggio applicati sullo scalpo - informa una nota - è emerso che gli individui con capacità cognitive individuali migliori hanno ottenuto risultati inferiori rispetto ai soggetti più lenti nel risolvere compiti di "intelligenza fluida", suggerendo che è possibile, in contesti sperimentali, ridurre le differenze cognitive individuali. Detto in modo ancora più semplice: chi è meno dotato intellettualmente migliora le sue capacità e si avvicina agli standard dei più intelligenti.




«È quindi possibile allenare e migliorare le capacità cognitive - spiega Simone Rossi, appena eletto presidente della Società italiana di psicofisiologia - anche e soprattutto in quei soggetti che sembrano avere una minore rapidità di ragionamento, tramite la stimolazione corticale elettrica, sia con correnti alternate, come in questo studio, ma anche con corrente continua o magnetica ripetitiva. Un risultato che apre scenari molto particolari nell'utilizzo di queste metodiche in persone che hanno deficit cognitivi, di attenzione o di memoria, tramite la modulazione non invasiva dell'attività cerebrale che sottende a determinate funzioni. Il prossimo obiettivo è capire perché, a parità di stimoli e impulsi elettrici, alcuni soggetti rispondono meglio di altri. Questa distinzione è fondamentale per pianificare le attività di riabilitazione cognitiva in persone con particolari malattie neurologiche, psichiatriche o neurodegenerative».



A tal riguardo, insieme all'Uoc di Genetica medica, diretta da Alessandra Renieri, è in corso di realizzazione uno studio per valutare quanto le caratteristiche individuali dei soggetti, incluse quelle genetiche, possano influire nelle modalità di risposta agli stimoli elettrici. «In questo studio - aggiunge Santarnecchi, responsabile della ricerca - arruoleremo un campione ampio di soggetti che saranno valutati tramite test cognitivi, prelievi genetici, risonanza magnetica funzionale ed elettroencefalografia a riposo per capire quanto il profilo delineato in ciascuna di queste indagini possa contribuire alla risposta ai protocolli di stimolazione e al conseguente potenziamento cognitivo. Identificare i candidati migliori per ciascun trattamento, puntando in futuro alla creazione di protocolli di stimolazione individualizzati, può essere un punto di svolta per l'applicazione clinica su larga scala della neuromodulazione non-invasiva».
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Il Messaggero