Saturno, ma quanto dura un giorno? Le misure della sonda Cassini

Saturno, ma quanto dura un giorno? Le misure della sonda Cassini
Quanto dura un giorno su Saturno? Gli scienziati della Nasa ancora si stanno interrogando sul tempo impiegato dal pianeta con gli anelli per fare un giro completo intorno al...

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Quanto dura un giorno su Saturno? Gli scienziati della Nasa ancora si stanno interrogando sul tempo impiegato dal pianeta con gli anelli per fare un giro completo intorno al proprio asse. La sonda Cassini – la missione spaziale partita quasi 20 anni fa e ancora alle prese con il misterioso sistema planetario (lune ed anelli compresi) – finora non è riuscita a scrivere una parola definitiva su quanto duri un giorno sulla superficie di Saturno.


«È come cercare tanti aghi che cambiano colore e forma in maniera imprevedibile» confessa Michele Dougherty dell’Imperial College di Londra, che ha contribuito alla costruzione del magnetometro istallato a bordo della sonda. Entrata nell’orbita del pianeta ormai 12 anni fa (era il luglio del 2004, dopo un viaggio di sette anni per raggiungerlo), il satellite è parte di una missione internazionale composta dalla Nasa, dall’Agenzia spaziale europea e dall’Asi (l’Agenzia spaziale italiana, che ha offerto un contributo determinante nella riuscita del viaggio interplanetario). Le sue osservazioni sono preziose: per la prima volta, infatti, un satellite si è avvicinato così tanto a questo “gigante gassoso”, così classificato per il fatto di essere composto prevalentemente da idrogeno ed elio.

Ma qual è la difficoltà principale che ostacola la misurazione del giorno? Il pianeta è circondato da uno spesso strato di nubi vorticose (nella sua atmosfera sono presenti venti impetuosi), che spostandosi e modificandosi a grande velocità impediscono di fissare un utile punto di riferimento. Un aiuto importante può invece venire dalla misurazione del campo magnetico e delle onde radio provenienti dalla superficie del pianeta.

Dal momento che i campi magnetici non sono visibili, esistono degli strumenti, chiamati magnetometri, che servono a misurarli: grazie a un sistema di antenne, essi possono captare le emissioni radio provenienti dai pianeti. Il riferimento è dato da un modello che si ripete ogni volta che il corpo celeste compie un giro su se stesso, permettendo quindi di calcolare la durata della rotazione. Con questo sistema, subito dopo la messa a punto delle prime antenne radio, gli astronomi hanno potuto constatare che Giove, altro gigante gassoso, ha un giorno molto più breve del nostro: 9 ore e 55 minuti.

Lo stesso non può dirsi di Saturno. Il magnetometro istallato sulla sonda Cassini ha captato un segnale proveniente dal suo campo magnetico che si ripete ogni 10 ore e 47 minuti. Gli scienziati hanno però verificato che tale periodicità non è stabile e cambia dall’emisfero nord all’emisfero sud del pianeta, oltre a cambiare in base alle stagioni. La velocità di rotazione si aggira tra le 10 e le 11 ore, ma il segnale captato dal magnetometro non si riferisce ad ogni punto del pianeta: le oscillazioni registrate, che cambiano appunto da nord a sud, potrebbero essere attribuite a qualche elemento, presente nell’atmosfera, che interrompe o annulla gli effetti del campo magnetico.


Intanto, si avvicina la fase finale della missione di Cassini: a partire da questo mese, infatti, e fino al prossimo anno, la sonda orbiterà per circa 20 volte intorno al gigante gassoso, appena fuori dei suoi principali anelli. A queste si aggiungeranno altre 22 rotazioni attraverso lo spazio, ancora inesplorato, tra la sua atmosfera superiore e l’anello più interno (a partire dal prossimo aprile). In questa fase la sonda dovrebbe trovarsi alla distanza ideale per poter misurare la rotazione del pianeta senza interferenze, risolvendo quindi il mistero della durata dei giorni di Saturno. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero