Design, applicazioni e autonomia sono i tre freni all'ascesa degli smartwatch, ostacoli aggirati in maniera geniale da Ritot, il primo orologio smart a proiezione. ...
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Se i big hi-tech stanno ancora provando a capire quale sia la forma migliore per lo schermo da polso, qui il dubbio non si pone poiché il display non c'è e lascia spazio al corpo umano: basta premere un pulsante o scuotere il braccio e Ritot riproduce l'orario e qualsiasi altra notifica direttamente sul dorso della mano.
Dispositivo alla moda, con il fascio di luce personalizzabile tra venti colori e ricarica veloce grazie alla base wireless. Collegato allo smartphone tramite una app, permette di avere tutto a portata di mano, anzi di polso: dagli appuntamenti ai social network passando per chiamate in entrata, email e avvisi meteo, è tutto visibile in modo immediato e per un massimo di dieci secondi per poi scomparire in automatico.
Mossa intelligente, questa, che consente di preservare la durata della batteria (1500 mAh) per molti giorni a differenza di tutti gli altri smartwatch finora in commercio. L'idea di Ritot arriva dall'Ucraina, dove il fondatore Michael Medvid ha sviluppato la tecnologia insieme al designer Andrew Sacharchuk realizzando un oggetto innovativo che ha avuto subito successo.
Lanciato su Indiegogo, a soli sei mesi dalla nascita Ritot ha ammaliato 4500 sostenitori accumulando più di 812mila dollari a fronte dei 50mila richiesti. Disponibile in nero, bianco, rosso, verde, blu e giallo, Ritot sarà compatibile con iOS, Android e Windows e arriverà sul mercato a febbraio al prezzo di 100-120 euro.
Entro il prossimo inverno vedremo anche il primo smartwatch di HTC, di forma quadrata e basato su Android Wear e quello targato HP, disegnato dal designer Michael Bastian con un display circolare che ricorda il Moto 360 di Motorola, che per ora resta il più convincente tra gli orologi intelligenti in rampa di lancio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero