Norvegia, stop a Meta: niente profilazione per 3 mesi. Addio agli annunci pubblicitari personalizzati

Lo rivela un'ordinanza ottenuta in esclusiva dal portale di informazione Politico, inviata alla società di Zuckerberg dall'autorità norvegese per la protezione dei dati lo scorso 14 luglio

Norvegia, stop a Meta: niente profilazione per 3 mesi. Addio agli annunci pubblicitari personalizzati
Guai in vista per il colosso di Zuckerberg. A partire dal 4 agosto e per tre mesi, in Norvegia le piattaforme social di Meta non potranno più tracciare gli utenti ai...

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Guai in vista per il colosso di Zuckerberg. A partire dal 4 agosto e per tre mesi, in Norvegia le piattaforme social di Meta non potranno più tracciare gli utenti ai fini della profilazione pubblicitaria, pena multe giornaliere di 1 milione di corone norvegesi (circa 89.500 euro). Lo rivela un'ordinanza ottenuta in esclusiva dal portale di informazione Politico, inviata alla società di Zuckerberg dall'autorità norvegese per la protezione dei dati lo scorso 14 luglio.

La decisione del garante

La Norvegia per adesso non ha vietato l’accesso alle app della società di Zuckerberg e il divieto si concentra esclusivamente sulla restrizione della raccolta dati a scopi pubblicitari. Le autorità norvegesi si sono anche dette pronte a revocare il divieto se l’azienda troverà un modo per elaborare legalmente i dati personali degli utenti. E, soprattutto, se predisporrà la piattaforma in modo che gli utenti possano rinunciare esplicitamente ad ogni forma di tracciamento pubblicitario.

La decisione del garante norvegese arriva in coda alla sentenza emessa il 4 luglio dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, che ha vietato all’azienda di Menlo Park di raccogliere dati non resi espliciti dagli utenti in merito a posizione, abitudini e gusti, per utilizzarli poi a scopo di profilazione, cioè la cosiddetta “pubblicità comportamentale” menzionata dalla Corte. La sentenza afferma chiaramente come «gli interessi e i diritti fondamentali» degli utenti prevalgono su quelli di un’azienda di social media quando si tratta di «pubblicità personalizzata con cui l’azienda finanzia la propria attività».

La società madre di Facebook e Instagram era stata già multata lo scorso maggio con la cifra record di 1,2 miliardi di euro dal regolatore irlandese della privacy per violazioni del Gdpr.

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Il Messaggero