La replica digitale di un essere umano che si può utilizzare per il gioco o la compagnia. Ma che già crea polemiche sul fronte della lotta alle fake news....
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Alessandra, la ricercatrice che studia come far comunicare uomo e robot
«Neon è una nuova forma di vita» spiega Pranav Mistry, a capo di StarLabs, il laboratorio di Samsung che ha lavorato su questa tecnologia presentata in coincidenza del Ces, la grande fiera tecnologica che si svolge ogni anno a Las Vegas. Non è nè un robot nè un assistente digitale come Alexa o Siri, ma un avatar umano realistico, intelligente e dotato di emozioni. Una evoluzione in video dello scenario prospettato dal film Lei, in cui il protagonista interagisce con un sistema operativo dalla voce femminile. Ogni avatar Neon sarà animato in tempo reale da una piattaforma che si chiama Core R3 e utilizza le reti neurali artificiali. Grazie all'apprendimento automatico, questo modello dovrebbe assimilare l'aspetto degli umani, i loro modi di comportarsi e interagire, la personalità e si evolverà man mano che le interazioni procederanno.
Secondo StarLabs, Neon potrebbe essere utilizzato anche come «consulente finanziario, operatore sanitario, presentatore di programmi, portavoce o attore cinematografico». Insomma, potrebbe pure sostituirsi all'uomo in alcuni lavori, riaprendo così un grande tema di attualità. «Ma ci sono importanti implicazioni per molti settori», spiega alla France Press l'analista indipendente Jack Gold che intravede possibili utilizzi come «esseri umani che cercano di ingannare una persona per scopi maliziosi o illegali». Il riferimento è alla proliferazione dei deepfake, video realistici ma manipolati e con contenuti ingannevoli, che preoccupano in vista delle elezioni americane del 2020. Sono la nuova frontiera delle "fake news". Facebook li eliminerà dalla piattaforma sostenendo che sono «una sfida significativa per la nostra industria e la società». La compagnia di Mark Zuckerberg è già in campo con il progetto "Deepfake Detection Challenge" insieme ad altri colossi come Microsoft e Amazon. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero