Macchina da cucire, il progresso è fatto in casa: ecco la storia di una rivoluzione domestica

Macchina da cucire, il progresso è fatto in casa: ecco la storia di una rivoluzione domestica
Cominciamo con un quesito basilare: “per” o “da”? Ascolta: «L'intelligenza artificiale fa ora ciò che di solito solo gli esseri umani...

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Cominciamo con un quesito basilare: “per” o “da”?

Secondo i puristi, non può che essere “per”. Nel gergo di nonne e mamme indaffarate tra scampoli di tessuto e fili, invece, è molto più spontaneo e sbrigativo “da”. Macchina “per” cucire, o “da” cucire, cambia poco e la sostanza è la stessa: industria o casa, tessile su larga scala o piccolo rammendo, la macchina per cucire è comunque nel ristretto gotha delle invenzioni che hanno ridefinito i confini tanto nel mondo del lavoro quanto nella sfera personale, simbolo della rivoluzione industriale in fabbrica e del progresso nel tinello di famiglia. Con una sorprendente riscoperta e rinascita, negli ultimi anni: meccanica o elettronica, la macchina per cucire è un eterno ritorno, complice la diffusa folgorazione per gli hobby manuali, per il “fatto in casa”, per il tempo (libero) della lentezza e per gli oggetti-madeleine che ci riportano a un rassicurante passato. Poche invenzioni hanno però una storia così controversa, tra brevetti, primogeniture contese e progetti accantonati sulla spinta di scrupoli etici. Al punto che non è nemmeno semplice indicare un anno di nascita o il nome del primo, vero inventore della macchina per cucire. Il rudimentale brevetto iniziale risalirebbe al 1755, il tedesco Fredrick Weisenthal pensò a un “ago progettato per un macchinario”, 45 anni più tardi invece il progetto di Thomas Saint descrive una macchina alimentata con una manovella. Fino ai primi vent’anni dell’800 i tentativi (molti fallimentari) si susseguono, nel 1830 lo scatto grazie al sarto francese Barhélemy Thimmonier: ideò una macchina che batteva il punto a catenella sei volte più velocemente della cucitura a mano. Un passo talmente avanti da risultare destabilizzante: scatenò la rivolta dei sarti a domicilio parigini.

È la storia di sempre e per sempre: la macchina che spaventa l’uomo. E che intimorisce gli stessi inventori: l’americano Walter Hunt accantonò il brevetto della sua macchina a punto annodato proprio perché temeva ripercussioni sulla manodopera. La svolta fu di un nome non a caso scolpito nella storia: lo statunitense Isaac Merrit Singer sviluppò nel 1851 la macchina per cucire con pedale e ago che va su e giù, incrociando anche invenzioni dei suoi predecessori e con tanto di guerra di brevetti. I primi modelli Singer di colore nero e decorati sono iconografia di un mondo nuovo, il simbolo dell’industrializzazione sempre più tumultuosa. Le macchine, da lì in poi e grazie a continue evoluzioni, si sono impossessate del ciclo manifatturiero tessile e delle consuetudini domestiche. E “per” o “da”, per una volta fa lo stesso.

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Il Messaggero