iPhone 11, oggi la presentazione: rumors e polemiche sull'ultimo arrivato Apple

Alle 19 (ora italiana) di oggi, nello Steve Jobs Theater di Cupertino, Apple presenterà il tanto atteso iPhone 11. L'ultimo modello della società di Tim Cook,...

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Alle 19 (ora italiana) di oggi, nello Steve Jobs Theater di Cupertino, Apple presenterà il tanto atteso iPhone 11. L'ultimo modello della società di Tim Cook, rinnovato sia nel nome sia nelle funzioni, si mostrerà al mondo in tre diverse versioni di smartphone: l'iPhone 11 (6.1''), iPhone 11 Pro (5.8'') e iPhone Pro Max (6.5''). Questi nuovi modelli, pur non vedendo grossi cambiamenti nel design, avranno degli stravolgimenti positivi sul comparto della fotografia.


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Per gli amanti di paesaggi, selfie e fotografie di gruppo infatti il nuovo melafonino, nei modelli Pro, offrirà una tripla fotocamera posteriore con grandangolo utile ad ottenere una resa migliore anche nelle ore più buie della giornata.

Per Apple quella di oggi è una giornata che viaggia su due binari differenti: da una parte l'evento di questa sera, dall'altra l'ennesima gatta da pelare proveniente dal fronte del lavoro. Questa volta, la società di Cupertino è finita nell'occhio del ciclone insieme alla taiwanese Foxconn, sua partner storica. Stando a quanto pubblicato in un report di China Labor Watch, Ong americana specializzata nel valutare le condizioni di lavoro in Cina, le due società avrebbero violato le leggi cinesi sul lavoro precario durante la produzione estiva dell'iPhone 11.

Nel dettaglio, Apple e Foxconn sarebbero state accusate di aver impiegato nello stabilimento di Zhengzhou un numero di lavoratori a tempo determinato superiore al limite imposto dalla legge statali. Sia Apple che Foxconn hanno riconosciuto la violazione, rigettando però le molte altre accuse provenienti da China Labor Watch, tra cui quella del non aver riconosciuto ai precari assunti il bonus di produzione precedentemente pattuito e quella di aver assunto studenti con un salario di 295 dollari al mese, senza garanzie né straordinari riconosciuti.
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Il Messaggero