Era stato inventato dagli scienziati della Nasa per scoprire tracce di vita sui pianeti fuori dal sistema solare. Ma quell’apparecchio da fantascienza ha trovato...
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Nella sua nuova versione terrestre, l’appareccho si chiama Finder (da Finding Individuals for Disaster and Emergency Response), e presto sarà disponibile in versione commerciale per i Paesi a rischio terremoto che vogliano avere uno strumento in grado di “sentire” il battito e il respiro di una persona anche se sepolta sotto dieci metri di cemento e fango.
E’ proprio quello che è successo nella prima sperimentazione su campo di due valigette Finder, nella cittadina di Chautara, nel nord del Nepal. I due prototipi erano stati solo testati in esperimenti pilotati. Questa volta si sono trovati nel mezzo della devastazione, cinque giorni dopo il terremoto. Ma hanno dato una performance eccezionale: hanno sentito il battito cardiaco di quattro persone, sepolte sotto tre metri di detriti, e hanno così portato al loro salvataggio.
Finder funziona con un radar a microonde: trasmette un segnale mille volte più potente di quello di un cellulare, che torna indietro segnalando l’esistenza di respiro o battito cardiaco. E’ in grado di riconoscere anche se il suono sia umano o animale. La valigetta pesa circa 10 chili e può quindi essere facilmente trasportata da una persona.
Ma è abbastanza leggera da poter anche essere caricata su droni e spedita in zone rese inaccessibili dopo terremoti o altre catastrofi naturali. Il Finder era stato inizialmente una creazione della Nasa, ma è stato perfezionato con il sostegno del Department of Homeland Security. Due giorni fa, fresco del successo nel Nepal, è stato presentato al “Centro addestramenti disastri”, di Lorton, in Virginia per lanciarne la commercializzazione e la produzione di massa.
Il capo del dipartimento tecnologia della Nasa, David Miller, non ha nascosto l’orgoglio per la macchina salvavita: “La tecnologia della Nasa ricopre vari ruoli – ha detto –: non solo l’esplorazione spaziale, ma anche la protezione degli astronauti e ora i salvataggio di vite umane qui sulla Terra. Finder conferma il principio che la tecnologia disegnata per l’esplorazione spaziale ha profonde ricadute sulla vita sul nostro pianeta”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero