Huawei, Usa rinviano di 90 giorni messa al bando del colosso cinese

Gli Stati Uniti concedono al colosso delle telecomunicazioni Huawei una tregua di tre mesi. Il divieto di esportazione di tecnologia americana all'azienda delle tlc cinese...

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Gli Stati Uniti concedono al colosso delle telecomunicazioni Huawei una tregua di tre mesi. Il divieto di esportazione di tecnologia americana all'azienda delle tlc cinese sarà rinviata fino a metà agosto. Un documento del Dipartimento del Commercio spiega infatti che serve ulteriore tempo per consentire aggiornamenti di software e altri obblighi contrattuali. Tuttavia, ciò non modifica il divieto imposto dal presidente Donald Trump.


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Google si è già allineata: ai nuovi telefonini costruiti dalla società cinese verrà interdetto l'accesso alle app collegate al sistema Android. Quindi, chi comprerà da oggi uno smartphone o un tablet Huawei potrà contare solo sulle funzioni base di Android, quelle libere, in open source. Di contro, per i vecchi utenti non cambierà nulla. Android continuerà a fornire aggiornamenti di sicurezza e servizi post-vendita a tutti gli smartphone e tablet Huawei e Honor esistenti, inclusi quelli già venduti e i dispositivi ancora a magazzino in tutto il mondo.
 

Fa sapere un portavoce di Google: "Ci stiamo adeguando al decreto del Presidente e stiamo valutando quali saranno le ripercussioni. Per gli utenti dei nostri servizi, Google Play e le protezioni di Google Play Protect continueranno a funzionare sui dispositivi Huawei esistenti".

Una mossa, quella del Presidente americano, dietro alla quale secondo alcuni si intravede una strategia: il blocco degli scambi tecnologici potrebbe finire con il ritardare l'avanzata a grandi passi dei cinesi nel 5G, la rete Internet super veloce su cui il Governo di Pechino - sostengono dal Pentagono - potrebbe far leva per perforare l'apparato di sicurezza americano.


Huawei, ovviamente, non sta a guardare: "Continueremo a fornire aggiornamenti e servizi di post-vendita per gli attuali smartphone e tablet Huawei e Honor, coprendo sia quelli già venduti che quelli in stock a livello globale", precisa in una nota ufficiale annunciando anche la contromossa: "Lavoriamo a stretto contatto con le piattaforme open source per sviluppare un ecosistema di cui hanno beneficiato gli utenti e l'industria". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero