Se le false identità dai nick name fantasiosi sono lo scudo abituale dietro al quale recensori senza scrupoli proteggono la propria identità sulla Rete, da oggi...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La sentenza della Corte arriva dopo la denuncia di un asilo nido olandese. Digitando sul celebre motore di ricerca il nome dell'asilo o localizzandolo su Google Maps comparivano, infatti, delle recensioni molto negative sulla struttura in cui si accusavano addirittura le maestre di abusi sui minori. Controllando le identità degli autori dei commenti era, tuttavia, impossibile risalire a persone reali. Nickname finti e, in alcuni casi, identità rubate appartenenti a persone decedute, era tutto quello che avevano in mano i gestori dell'asilo olandese.
Dopo il rifiuto di Google di rimuovere le recensioni in nome della libertà di espressione, i legali della struttura si sono rivolti alla corte Civile. «Il giudice ha dovuto valutare l'interesse alla privacy e l'interesse alla reputazione. Ed evidentemente ha considerato l'interesse a proteggere la reputazione, più importante dell'interesse di Google a proteggere la privacy dei propri Google Reviewers», ha detto a TechCrunch, il legale del nido, Paul Tjiam di Simmons & Simmons.
Google dovrà dunque rimuovere le recensioni false e dannose per l'asilo, farsi carico delle spese legali e soprattutto cedere i dati necessari all'identificazione di chi le ha pubblicate. Una sentenza che contribuisce alla lotta contro le false recensioni su internet intrapresa lo scorso ottobre da Amazon. Il colosso americano dell'ecommerce ha denunciato oltre mille persone che avevano pubblicato recensioni false a pagamento sul suo sito. La firma era quasi sempre la stessa "John Does" e il compenso partiva da cinque dollari.
Tra i siti più colpiti da questo fenomeno, uno su tutti è TripAdvisor. Celebre il caso del ristorante "Scaletta" di Moniga del Garda: era primo in classifica ma non esisteva. Un'iniziativa della rivista "Italia a Tavola" per dimostrare i limiti del portale e i rischi delle false recensioni.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero