Dalle fake news alle vittime reali: come contrastare il fenomeno delle bufale online

(Foto Ansa)
Come mai si parla tanto di bufale, specialmente tramite le piattaforme informatiche, al giorno d'oggi? Perchè hanno toccato inestricabilmente la vita di chiunque...

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Come mai si parla tanto di bufale, specialmente tramite le piattaforme informatiche, al giorno d'oggi? Perchè hanno toccato inestricabilmente la vita di chiunque frequenti i social network. Sul tema delle fake news alla Social Media Week è stato organizzato un panel d'élite che ha riunito tutti i player in materia di informazione, dai giornalisti, rappresentati dall'ex presidente dell'Ordine Enzo Jacopino, agli editori, col direttore generale della Fieg Fabrizio Carotti; dai comunicatori, con Daniele Chieffi di FERPI e responsabile della comunicazione digital di ENI, agli editori specializzati, con Andrea Boni, direttore di Anes; da Laura Bononcini, head of public policy di Facebook Italia al commissario Agcom Antonio Nicita.


È Chieffi che esordisce sul tema delle Fake News, dopo l'introduzione di Jacopino, che ha elencato alcune delle più evidenti bufale circolate sulla rete, chiedendo alla propria categoria – quella dei giornalisti – di prendersi la responsabilità della verifica delle notizie, per ridare dignità alla professione. «Saranno anche fake news, ma fanno danni veri – afferma Chieffi – ciò che accade a chi è vittima di una notizia non vera è subire un danno reale. Il problema delle fake news è nei numeri alti che realizzano. Vi è la mancanza di consapevolezza degli operatori dell'informazione dell'enorme potere dannoso di non comprendere quanto può far male alla categoria, non essere al servizio della verità».


A seguire, Laura Bononcini ha esposto la linea di policy di Facebook in tema di fake news elencando i quattro punti della battaglia che Menlo Park fa alle bufale. «Non vogliamo che la disinformazione venga diffusa sulla nostra piattaforma e, soprattutto, vogliamo ridare il controllo ai nostri utenti – afferma Bononcini – e stiamo lavorando su 4 ipotesi: vogliamo lavorare a stretto contatto con i giornalisti, attraverso il Facebook Journalism Project; vogliamo interrompere le possibilità di guadagno di chi diffonde le fake news; creare nuovi prodotti per contrastare le bufale, come i “Related articles” e “Perspectives” già sperimentati in diverse Nazioni; ridare alle persone dare l'opportunità di avere la propria opinione». Conclude l'incontro Antonio Nicita, commissario Agcom, che annota come il successo di una delle sperimentazioni di Facebook dipenda dalla categorie di persone che ne fruiscono: «Mettendo le flag ad alcune notizie, ci potrà essere sempre qualcuno che per propria convinzione non vi crederà comunque». Se i giornali, radio e televisioni inseguono le fake news per fare notizie per ricevere l'onda di contatti, commenti e visualizzazioni, incappano nel rischio di fomentare il fenomeno e dargli nuova vita: «Nel testo unico della legge sulla radio e tv, è prevista la possibilità di rettifica su informazioni false – conclude Nicita – attraverso la segnalazione all'autorità in 48 ore è possibile rettificare un'informazione falsa», con l'unico e grande pericolo di arrivare, in fondo, all'epoca della post falsità, in cui non si crede più a nulla.   Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero