Facebook, la "talpa" vuota il sacco davanti al Senato: «Danneggia i minori e indebolisce la democrazia»

Frances Haugen è l'ex manager che ha consegnato alle autorità documenti che proverebbero che Facebook «mette il suo immenso profitto prima dell'interesse della gente».

Frances Haugen, ex product manager di Facebook, è la «talpa» che sta rivelando i segreti più oscuri del social di Mark Zuckerberg. Oggi, in una...

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Frances Haugen, ex product manager di Facebook, è la «talpa» che sta rivelando i segreti più oscuri del social di Mark Zuckerberg. Oggi, in una testimonianza davanti al Senato Usa, ha detto: «Sono qui perché credo che i prodotti di Facebook danneggino gli adolescenti, seminino divisioni e indeboliscano la nostra democrazia». L'ex manager del social media è la «talpa» che ha consegnato alle autorità di controllo documenti e rapporti che proverebbero che Facebook «mette il suo immenso profitto prima dell'interesse della gente».

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«La leadership della compagnia sa come rendere Facebook e Instagram più sicuri, ma non vuole fare i necessari cambiamenti perché ha messo i suoi astronomici profitti davanti alla gente e ha scelto di crescere ad ogni costo», ha detto, rievocando i continui «conflitti tra profitti e sicurezza».

«Non c'è nessuno al momento che possa chiedere conto della responsabilità a Mark Zuckerberg, tranne lui stesso», ha aggiunto Frances Haugen. L'ex dipendente ha riferito che l'ad della compagnia ha un controllo sproporzionato su Facebook e delle sue politiche detenendo oltre il 55% delle azioni.

La 37enne informatica, che ha lavorato anche per altri social media, ha detto di aver iniziato a lavorare per Facebook perché credeva nelle sue potenzialità di «portare il meglio in noi». «Ho avuto la possibilità di paragonare come ogni compagnia affronta le diverse sfide», ha detto, sottolineando che le scelte di Facebook sono state «disastrose» per «la nostra sicurezza, democrazia ed i nostri figli». «Voglio essere chiara: non deve essere così: siamo qui oggi per le scelte deliberate fatte da Facebook», ha concluso.

 

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Il Messaggero