Bufale, il responsabile del News Feed di Facebook: «Ecco come riconoscerle e aiutarci a combatterle»

Facebook e i social network in generale sono oggi fra gli strumenti di informazione più utilizzati. Per questo sono diventati anche gli strumenti per eccellenza attraverso...

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Facebook e i social network in generale sono oggi fra gli strumenti di informazione più utilizzati. Per questo sono diventati anche gli strumenti per eccellenza attraverso i quali diffondere bufale, le cosiddette “fake news”.

«Abbiamo la responsabilità di far sì che su Facebook circolino solo notizie vere. Ma dobbiamo anche essere certi di rispettare il diritto delle persone a esprimersi», spiega Adam Mosseri, il responsabile del “News Feed” di Facebook, cioè colui che si occupa di ciò che visualizziamo sulle nostre bacheche sul social network. In effetti il problema è complesso, perché riguarda sì il diritto a una corretta informazione, ma anche quello di espressione, che è poi la vera ricchezza delle reti sociali. Riuscire a scovare i produttori di fake news o addirittura le singole bufale, magari rilanciate per errore da fonti spesso ritenute affidabili, è un compito arduo per un umano, figuriamoci per un algoritmo.
 
Per questo Mosseri ha annunciato l’adozione di nuove misure per combattere il fenomeno, tra cui un nuovo strumento che serva a educare le persone a riconoscere e quindi a evitare di diffondere le false notizie. Da oggi in cima al News feed degli utenti di Facebook comparirà per tre giorni una sorta di avviso tramite cui poter accedere a una serie di consigli che il social network ha stilato con l’aiuto dell’associazione no profit First Draft e che possono aiutare gli utenti a prevenire la disinformazione online. Fra i suggerimenti: non fidarsi dei titoli (soprattutto se scritti tutti in maiuscolo e con l’uso esagerato di punti esclamativi); guardare bene l’Url (da lì si capisce se la fonte è autentica); fare ricerche sulla fonte; fare attenzione alle foto e alla formattazione del testo (spesso le fake news contengono immagini ritoccate e testi impaginati male e con frequenti errori di battitura); controllare le date (molte volte nelle bufale la cronologia non ha senso); controllare se altre fonti riportano la notizia; fare attenzione agli scherzi e alle notizie riportate da siti e pagine satiriche.

«Le aziende del Web devono fare la loro parte in questa battaglia, ma è responsabilità di tutti combattere questo fenomeno - sottolinea Mosseri - In Facebook ci stiamo concentrando soprattutto su tre aspetti: bloccare i guadagni che derivano dalle false informazioni, visto che molte bufale servono a generare clic su alcune pagine e ad ottenere perciò maggiori entrate dalla pubblicità; costruire strumenti appositi, senza porci come arbitri di ciò che sia vero o falso ma ascoltando gli utenti, dando loro la possibilità di fare rapide segnalazioni e lavorando con altre organizzazioni dalle quali farci assistere per creare strategie; e infine aiutare gli utenti a essere più consapevoli e informati».

Nella pratica, Facebook dà modo, cliccando sulla freccia in alto a destra di ogni post, di segnalare un contenuto per varie ragioni, dal razzismo alla violenza fino appunto alla scarsa veridicità. Più segnalazioni riceverà un post, più quel contenuto sarà visualizzato in basso nella cronologia degli utenti. 

Per riassumere il funzionamento dell’algoritmo di Facebook, con le parole di Mosseri: «È un po’ come quando andate a cena fuori con la vostra fidanzata: l’algoritmo prima analizza il menu delle storie, poi restringe il campo in base ai “gusti”, alle “allergie” o a quello che si è “mangiato” il giorno prima. Insomma, opera una selezione fortemente personalizzata e alla fine sceglie cosa mostrare, anche in base a criteri temporali. Su questo punto in particolare stiamo cercando di migliorare, per non offrire agli utenti contenuti datati. Naturalmente, come per ogni algoritmo, più si utilizza e più sarà preciso nel prevedere e interpretare le nostre scelte».

andrea.andrei@ilmessaggero

Twitter: @andreaandrei_ Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero