Una donna di 30 anni ritenuta sterile, ha dato alla luce un bambino. La nascita è stata resa possibile da una tecnica sperimentale che consiste nel rimuovere le ovaie, trattarle...
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«La neomamma ha partorito lo scorso dicembre a Tokio. Lei e il bambino godono di ottima salute», ha dichiarato il dottor Kazuhiro Kawamura della St. Marianna University School of Medicine di Kawasaki, in Giappone. Il medico, insieme ad altri colleghi, ha descritto la nuova tecnica in un rapporto pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences. Alla donna, il cui nome non è stato rivelato, era stata diagnosticata una insufficienza ovarica primaria, conosciuta comunemente come menopausa prematura. La tecnica consiste nel “risvegliare” in provetta le ovaie delle pazienti e poi trasferirle di nuovo nell’utero. Il traguardo è stato reso possibile dalla collaborazione durata diversi anni tra un team di medici dell’ospedale giapponese e uno di medici della Stanford University (California). La riattivazione delle ovaie in vitro potrà aiutare donne che oggi non possono in alcun modo avere un figlio dato che non riescono a produrre ovociti.
Il dottor Kawamura e la sua equipe al termine del procedimento sperimentale, che è durato sei settimane, sono riusciti a ottenere ovuli da cinque delle 27 pazienti. Di queste, una ha avuto un aborto, una non è riuscita a rimanere incinta, due hanno alla fine rinunciato. Del gruppo, 13 donne avevano follicoli residui. Su di loro i medici hanno effettuato una frammentazione del tessuto ovarico riattivandolo in vitro. Poi hanno spento la proteina Pten, che secondo le ricerche si opponeva al “risveglio” dei follicoli ovarici. Poi con la laparoscopia hanno reinnestato alle pazienti le loro ovaie. «Nel gruppo erano 14 le donne completamente prive di follicoli. Per loro non c’è stato nessun aiuto possibile», ha spiegato Aaron Hsueh, della Stanford University, autore dello studio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero