Neuroscienze, il controllo della mente altrui potrebbe diventare realtà

Neuroscienze, il controllo della mente altrui potrebbe diventare realtà
C’è una prospettiva che negli ultimi tempi si è fatta sempre più concreta e che, a seconda di come la si legge, potrà entusiasmare i curiosi o spaventare gli scettici: si...

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C’è una prospettiva che negli ultimi tempi si è fatta sempre più concreta e che, a seconda di come la si legge, potrà entusiasmare i curiosi o spaventare gli scettici: si avvicina sempre di più il traguardo del controllo mentale, la tecnica per cui si potranno inviare pensieri e sensazioni dal cervello di una persona a quello di un’altra attraverso degli impulsi trasmessi con elettrodi.




Tom Ireland, reporter del Guardian, si è sottoposto a un esperimento presso l’Istituto di neuroscienze dell’Università di Newcastle, dove da una decina d’anni si studiano gli avanzamenti tecnologici che mettano a punto questa tecnica rivoluzionaria. «Un centinaio di elettrodi mi premono forte sul cuoio capelluto e una miscela di acqua salata e shampoo per bambini mi cola lungo la schiena. Ciò che avviene nel mio encefalo, leggermente agitato, è rappresentato da una gamma sconcertante di grafici su uno schermo di fronte a me. Quando chiudo gli occhi e mi rilasso, le punte caotiche diventano piccole onde ordinate».



L’idea che si potessero collegare i cervelli, mettendo in connessione i neuroni di più persone, è antica quanto la fantascienza e finora è stata relegata ai plot di racconti fantastici o film avveniristici. Eppure, a giudicare dai progressi fatti negli ultimi dieci anni, sembra che l’obiettivo di un unico super-brain collegato via web (proprio come avviene ora ai computer) non appartenga al campo della fantasia ma cominci ad assumere contorni sempre più definiti.



La procedura a cui si è sottoposto il giornalista del quotidiano inglese è chiamata Transcranial magnetic simulation (Tms) e prevede l’induzione di piccole scosse in parti differenti della testa di modo che, da lì, gli impulsi nervosi raggiungano gli arti dell'individuo che si vuole "manovrare".



Il rischio maggiore di fronte a simili scenari è che si possa arrivare a un controllo eterodiretto dell’intera società da parte di un élite tecnocratica, mettono in guardia coloro che non vedono positivamente lo sviluppo di tale tecnologia. Eppure, ci sarebbero dei risvolti positivi: questa tecnica, avverte Ireland, potrebbe essere utilizzata per la riabilitazione dei movimenti di persone affette da disabilità o paralisi.



Nella comunità scientifica internazionale non sono pochi i neuroscienziati dediti a questi studi: c'è chi è riuscito ad inviare informazioni da un cervello a un altro tramite un’interfaccia brain-to-brain (in sigla, BBI). Nel corso di un altro esperimento, alcuni ricercatori sono riusciti a far muovere una persona tramite il comando voluto e inviato da un’altra, il tutto collegando semplicemente i loro encefali. Fantascienza? Meraviglie del progresso scientifico? Staremo a vedere. Intanto, le ricerche continuano. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero