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La ricerca scientifica a volte viene considerata distante dalla vita quotidiana, concepita da donne e uomini intenti a fare fori nel ghiaccio o a prelevare liquidi senza una ragionevole spiegazione. In realtà gli studi scientifici e tecnologici sono saldamente ancorati all’attualità e proiettati verso il futuro.
Un esempio sono le basi scientifiche permanenti, dove si svolgono delicate analisi la cui riuscita dipende anche dal sostegno tecnico e organizzativo in cui convivono logistica, stazioni di ricerca, connessioni e scambio di dati, droni e informazioni tecniche. Un lavoro sinergico raccontato in “Northwards - Together for the future” (Verso Nord - Insieme per il Futuro), docuserie dedicata al cambiamento climatico, alle sue evidenze nell’Artico, presentata in anteprima con due eventi a Roma e a Orvieto. Al centro del filmato l’analisi scientifica portata avanti da INTERACT, il più grande network di stazioni di ricerca terrestri nell’Artico, che coinvolge università, istituti di ricerca e sedici Stati europei. È grazie alla sua esistenza se è possibile il lavoro di migliaia di scienziati nei luoghi più sperduti dell’emisfero boreale.
IL PROGETTO
Un progetto di cooperazione internazionale, finanziato dalla Comunità Europea e creato nel 2011 dal Premio Nobel professor Terry Callaghan. Era il 2007 quando insieme all’ex vicepresidente degli Usa Al Gore, Callaghan vinceva il Nobel per la Pace in qualità di Lead Author dell’IPCC - Intergovernmental Panel on Climate Change, il Comitato intergovernativo sul mutamento climatico. Il riconoscimento veniva assegnato al suo team per gli “sforzi per costruire e diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall’uomo e per porre le basi per le misure necessarie a contrastare tali cambiamenti”.
IL PERCORSO
Il viaggio “verso Nord” parte da Stoccolma: qui Lupano incontra Callaghan all’interno della Swedish Royal Academy of Science, dove si assegnano i premi Nobel per le materie scientifiche. Dopo il loro colloquio si parte per la stazione di ricerca di Abisko, nel nord della Svezia per incontrare la coordinatrice del progetto INTERACT, Margareta Johansson, che introduce l’evoluzione degli studi sul permafrost. Il futuro della scienza si tocca con mano in Finlandia, a Kilpisjarvi, entrando in contatto con esperti di nuove tecnologie e in Groelandia dove Morten Rasch ed Elmer Topp-Jørgensen spiegano il complicato lavoro di uno Station Manager. In Islanda e nelle isole Faroe si fa la conoscenza di Hannele Savela che descrive con parole semplici e comprensibili in cosa consista il programma di Transnational Access, che permette di accedere e scambiare informazioni da remoto a migliaia di scienziati da tutte le regioni del mondo. “Northwards” arriva fino nella tundra svedese in Lapponia da Sami Niklas Labba che, insieme a Kirsi Latola, spiegano il rapporto che esiste tra la comunità scientifica e le popolazioni indigene dell’Artico. Il percorso si conclude in Gran Bretagna a Glossop, vicino a Manchester, nella casa di Callaghan, dove viene gettato uno sguardo sulle sfide indispensabili per salvaguardare il pianeta. E proprio a Callaghan spetta il compito di rispondere alla domanda più stringente: quale sarà il futuro della Terra? «Le previsioni degli scienziati ci dicono che se smettessimo da oggi l’emissione di anidride carbonica in blocco, ci vorrebbero comunque mille anni per far tornare il giusto livello del mare. Il processo ormai è innescato: il cambiamento climatico richiede azioni urgenti, che però intaccano gli interessi economici. Per questa ragione sono convinto che la risposta verrà dall’educazione intergenerazionale: saranno i bambini a insegnare agli adulti come comportarsi, con la loro passione faranno la differenza. Di sicuro la vita che conosciamo adesso tra 50 anni non esisterà più: la prossima generazione vivrà in un mondo diverso».
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