Apple, perquisizioni ai dipendenti nell'orario di lavoro: per la Corte Suprema dovranno essere risarciti

Apple, perquisizioni ai dipendenti nell'orario di lavoro: per la Corte Suprema dovranno essere risarciti
Le misure di sicurezza di Apple nei confronti dei propri prodotti, e di riflesso sui dipendenti degli store, ora dovranno essere risarcite. La policy della multinazionale di...

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Le misure di sicurezza di Apple nei confronti dei propri prodotti, e di riflesso sui dipendenti degli store, ora dovranno essere risarcite. La policy della multinazionale di Cupertino dispone, infatti, che i lavoratori alla fine del turno di lavoro nei negozi della Mela siano sottoposti a perquisizione personali per evitare il furto dei device. Un tempo medio che oscilla dai 20 ai 45 minuti a persona, che il dipendente perde dopo il turno giornaliero.


Apple, non raggiungerà il target dei ricavi nel trimestre in corso per gli effetti del Coronavirus

Una pratica sgradita ai lavoratori della Mela, che nel 2013 hanno avviato una class-action, che dopo sette anni ha ricevuto esito favorevole da una sentenza emessa dalla Corte Suprema della California. Si legge sul Los Angeles Times: "il tempo speso nei locali di Apple in attesa e nel corso delle verifiche obbligatorie di borse, pacchetti o dispositivi tecnologici va compensato come orario di lavoro", ha scritto il giudice Tani Cantil-Sakauye. Tradotto signfica che quel tempo dovrà essere pagato come fosse parte del tempo lavorato, quindi rimborsato retroattivamente.

Quel lasso di tempo, infatti, serve al controllo non solo di accessori personali, ma anche di borse, zaini nonché alla verifica dei numeri di serie della "tecnologia personale".  La class-action riguarda dunque i circa 12.400 dipendenti degli store, che si traduce in un esborso di diversi milioni di dollari, sulla base della decisione dei giudici federali. Ed il brutto periodo per Apple sembra destinato a prolungarsi a causa dell'effetto coronavirus, che ha costretto allo stop della produzione in Cina ed alla chiusura degli store. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero