Alghe, pomodori e crostacei, gli ingredienti per una plastica biodegradabile made in Italy

Alghe, pomodori e crostacei, gli ingredienti per una plastica biodegradabile made in Italy
Alghe, pomodori e crostacei: non sono gli ingredienti per una pietanza asiatica, ma per una plastica "verde" made in Italy che protegge le coltivazioni dalle erbe infestanti e a...

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Alghe, pomodori e crostacei: non sono gli ingredienti per una pietanza asiatica, ma per una plastica "verde" made in Italy che protegge le coltivazioni dalle erbe infestanti e a "fine vita" si trasforma in un fertilizzante.




È stata messa a punto da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dall'Istituto per i Polimeri, Compositi e Biomateriali (Ipcb) di Pozzuoli ed è in sperimentazione in Italia, Messico, Spagna, Indonesia e Cina. La plastica biodegradabile è spray, si spruzza sul terreno, dove si solidifica e diventa una pellicola che serve a coprire la base delle piante, dai fiori, agli ortaggi, fino alla vite. Ha l'obiettivo di bloccare la crescita di erbe infestanti, evitando


l'uso di diserbanti. «È ottenuta miscelando resine e fibre naturali» spiega il ricercatore Mario Malinconico, che coordina il progetto. Le resine, prosegue, sono prodotta a partire da alghe e gusci dei crostacei, le fibre invece provengono dagli scarti di pomodori o agrumi oppure da paglia o da fibre tessili come canapa e iuta. In Italia è in corso la sperimentazione in Campania e nel Lazio su pomodori, fragole, girasoli, lilium e anthurium e, annuncia Malinconico, abbiamo in programma di sperimentarla anche sulla vite nel Sannio, in collaborazione con l'Associazione Futuridea per l'innovazione utile e sostenibile, e l'Istituto per i sistemi agricoli e forestali del mediterraneo del Cnr. Per il presidente di Futuridea, Carmine Nardone, «è una innovazione straordinaria per lo sviluppo dell'agricoltura sostenibile». La plastica verde può essere usata sia in campo sia in serra e, a differenza delle pellicole ottenute dal petrolio, usate oggi per gli stessi scopi, non è inquinante, anzi fa bene alle piante perchè diventa un fertilizzante che contiene azoto. Dopo l'utilizzo si lavora nel terreno, dove è decomposta dai microrganismi. «È più pratica per i contadini, che ? rileva Malinconico - la applicano facilmente e non devono rimuoverla dopo il raccolto». La plastica tradizionale usata i agricoltura, sottolinea, ha un grande impatto ambientale e se interrata, come fanno in Cina, soffoca le radici delle piante. Il progetto è stato finanziato dal programma europeo Life e hacoinvolto centri di ricerca di Germania, Svezia e Grecia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero