na App che permette ai non vedenti di «vedere» grazie all'intelligenza artificiale. Si chiama Aipoly e consente di esplorare il mondo in maniera diversa,...
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A metterla a punto Alberto Rizzoli (22 anni), Marita Cheng (26 anni) e Simon Edwardsson (27 anni), alla Singularity University, al parco di ricerca della Nasa in California. Il non vedente può prendere il cellulare in mano e con la telecamera inquadrare quello che ha davanti e il cellulare scandirà in vivavoce tutto quello che è inquadrato. La storia di Aipoly è iniziata con una borsa di studio da 30mila dollari data da Google per frequentare la Singularity University. Dopo il successo in Silicon Valley, i tre ragazzi hanno formato una partnership con Teradeep, rilasciando Aipoly a Natale 2015, che poi è arrivata nell'App Store il 5 gennaio.
A febbraio la app ha "imparato" l'italiano e 5 altre lingue, e dopo sole 4 settimane dal rilascio era già stata utilizzata da circa 40.000 persone, tra cui numerosi non-vedenti in tutto il mondo. Tra qualche settimana espanderà la sua conoscenza a 5.000 oggetti. «Nonostante i progressi terapeutici - spiega Mario Stirpe, presidente Ircss - Fondazione 'G.B.' Bietti - purtroppo non è stato vinto il rischio di cecità, che colpisce un numero di persone che varia a seconda dei paesi. L'innovazione descritta dal gruppo di ricercatori apre una nuova strada per un aiuto concreto». I tre fondatori sperano di poter aiutare gran parte delle 285 milioni di persone non-vedenti al mondo, rendendo questa tecnologia gratuita per chi non ha la vista e accessibile a tutti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero