Quarantatré anni compiuti lo scorso 23 giugno, Zinedine Zidane si accomoderà sulla panchina del Real Madrid in coda a una carriera da giocatore densa di trionfi,...
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Zidane è stato però un fuoriclasse capace di regalare magie e prodigi a tutta l’Europa, e per quasi 18 anni filati. Con i colori del Madrid sulle spalle, ad esempio, ha sollevato la Champions League, e nessuno mai potrà dimenticare quel gol firmato a Glasgow, il 15 maggio del 2002, nella finale tra il Bayer Leverkusen e il Real: un sinistro al volo, dal limite dell’area, a infilare magnifico l’incrocio dei pali di Butt. Meraviglia delle meraviglie. Sublime e irripetibile.
Per Zizou ora è venuto il tempo di una nuova vita calcistica. Finora ha guidato il Real Madrid Castilla, una sorta di Primavera, per intendersi, e ha raccolto soltanto poche soddisfazioni. Da domani diventerà il primo allenatore francese della storia del club. E dovrà allestire una squadra in grado di alzare le ambizioni di un pubblico esigente come è il pubblico del Santiago Bernabeu. E, il 17 febbraio, sarà comodo allo stadio Olimpico, a dirigere il Real nella sfida di andata degli ottavi di Champions contro la Roma.
In Spagna, va detto, ha vinto titoli e coppe, perfino un’Intercontinentale; in nazionale un Mondiale e un Europeo; offrendo spettacolo da sé, un Pallone d’oro e tre premi Fifa World Player. Ha inciso, da calciatore, la propria firma sul grande libro del pallone planetario. Adesso dovrà dimostrarsi degno di tramandarne il mito. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero