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Un anno dopo (oggi sono passati esattamente 12 mesi dall’ultimo crac), riecco Zaniolo. Protagonista, essere risalito sul palcoscenico con la Roma, anche a livello internazionale. Al Sankt Jacob Park ricomincia l’avventura interrotta il 7 settembre contro l’Olanda. Improvvisamente si ritrova in campo. E Mancini gli carica sulle spalle l’Italia che fatica a segnare, che ha bisogno di tecnica, personalità, spavalderia e di potenza. È l’identikit di Nick che si infila la maglia azzurra come se niente fosse e si fa spazio a spallate nella Nazionale campione d’Europa che lasciò sul più bello, alla Johan Cruyff Arena di Amsterdam. Nuovo grave infortunio e nuovo lungo stop. Ancora la rottura del legamento crociato (anteriore) del ginocchio sinistro, addirittura stop di 10 mesi, pausa più lunga di quella dell’infortunio di otto mesi prima per non rischiare altri imprevisti lungo la strada del successo. Se ne parla ancora, semplice cronaca nella carriera di un talento. Ma, anche se doloroso, è ormai il passato: Nicolò ha rialzato la testa e, a petto in fuori, è ripartito. Proprio come vogliono il ct e ovviamente Mourinho.
INTUIZIONE BENEDETTA
Sono passati tre anni esatti dalla prima convocazione. Ancora inizio settembre. Subito in gruppo per le partite di Nations League contro la Polonia e il Portogallo.
INSERIMENTO GRADUALE
Zaniolo ha cercato di accontentare il ct. Ci ha provato. Presto ha lasciato il centro per la fascia, a sinistra e subito dopo stabilmente a destra, quella che Di Francesco gli consegnò nella Roma. Ha usato la corsa, la forza e la qualità. Anche la convinzione. Più di tanto, però, non ha potuto. Un po’ come l’Italia post Europeo. Mancini, del resto, ancora non lo può promuovere titolare. Se Locatelli ha solo 70 minuti, parola di Mancio alla vigilia del match di Basile, Nicolò ne ha sicuramente meno. Non che non possa fare una gara intera, ma di sicuro non con l’intensità che serve alla Nazionale. Lo staff tecnico lo ha guidato dalla panchina, suggerendogli movimenti e comportamenti. Avrebbero preteso di più dal romanista, come Nick da se stesso. Il cittì e i suoi collaboratori pensano che possa diventare l’uomo della svolta nel mondiale in Qatar. Ed è per questo che si aspettano tanto.
TITOLARE ANNUNCIATO
Se non fosse così, non lo avrebbero certo buttato dentro nella sfida da vincere per non rischiare di ritrovarsi secondi nel gruppo C e di giocarsi la gara da dentro o fuori per evitare i fastidiosi play off di marzo. Ne hanno però giustificato la prestazione in altalena: sanno bene che la sua condizione atletica, dopo la lunga assenza, non può essere ancora ottimale. Giocare gli farà bene. Nella Roma, anche perché la Nazionale, dopo la partita di domani a Reggio Emilia contro la Lituania, la ritroverà tra un mese per le Final Four di Nations League: il 6 ottobre a Milano la semifinale contro la Spagna.
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Il Messaggero