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L’Uefa gli ha tolto la gioia del gol. Non quella di aver esordito, contro il Manchester United, in una semifinale di Europa League con la maglia della Roma: come capitò a De Rossi, ma in Champions. Zalewski aspettava questo momento da tanto. Probabilmente sarebbe arrivato anche prima se non fosse stato colpito dal Covid a dicembre. Un inconveniente (al quale si è poi sommato un problema al ginocchio) che ha reso anche la firma del rinnovo particolare. Contratto recapitato a casa, firmato da dietro la porta, restituito e una videoconferenza con De Sanctis a suggellare un’intesa sino al 2024 per la gioia di papà Krzysztof, mamma Ewa, nonna Teresa e la sorella Jessica.
LE ORIGINI
Proprio la famiglia è stata fondamentale per la sua ascesa. Nativi di di Lomza, piccola città a 150 chilometri da Varsavia, si sono trasferiti in Italia nel 1989, a seguito del rifiuto del padre di prestare servizio militare. Scelgono Poli, un piccolo centro vicino Tivoli. Prendono una casa poco prima del paese, la cui entrata è praticamente sul campo comunale. Così Nicola diventa subito la mascotte della Polense (oggi Nuova Spes Poli), iniziando a giocare con i ragazzi più grandi. Una prerogativa che gli è rimasta. Boniek, presidente della federazione polacca (presente giovedì all’Olimpico), in tempi non sospetti lo segnala alla nazionale Under 15 del suo paese. Da lì inizia la trafila culminata nell’ultimo Mondiale under 20 dove il ragazzo entusiasma giocando sotto età. Prima, però, c’è stato l’approdo alla Roma. Avviene nel 2011 su segnalazione dell’osservatore Palmieri. Durante un torneo a Borgata Finocchio, zona Borghesiana, Zalewski si mette in mostra. Conti lo convoca a Trigoria per un provino, anticipando il Tor Tre Teste e la Lodigiani, al termine del quale chiede di lasciare il ragazzo in giallorosso. Proposta accolta. A quel punto entra in scena papà Krzysztof. Capisce immediatamente che fare tutti i giorni la spola da Poli a Trigoria (oltre un’ora di auto) è impossibile. Il ragazzo deve continuare a studiare ma allo stesso tempo vuole fargli cullare il sogno di diventare un calciatore. E allora la famiglia si divide: la mamma rimane con la nonna (paterna) e la sorella Jessica a Poli. Lui, insieme al figlio, si trasferiscono in un appartamento vicino al Fulvio Bernardini. Dopo una partenza sprint, a cavallo del professionismo trova qualche difficoltà. Sia nell’Under 14 che nell’Under 15 i due tecnici Mattei e Fattori non gli danno molto spazio: lo reputano troppo piccolo. La svolta arriva con l’Under 16 di Falsini anche se è Picarreta, nell’Under 17, che gli disegna il ruolo ad hoc, trasformandolo in una mezzala offensiva. Salto di qualità che permette a Nicola di conquistare con tre anni di anticipo il Mondiale Under 20.
FUTURO
Il gol - negatogli giovedì dalla decisiva deviazione di Telles - è soltanto rimandato: «Ero emozionato ma sapevo cosa fare.
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Il Messaggero