«Prima della partita ho sempre paura e mi dico: non passerò, perché il muro è troppo alto. Poi si gioca, cerco di capire quali sono i punti deboli e do...
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Sei vittorie su sei partite verso Euro 2017. Se l'aspettava dopo l'esperienza complicata di Rio?
«Sapevamo sarebbe stato un impegno difficile, perché eravamo un po' giù uscite dall'Olimpiade. Ma ci siamo impegnate molto, abbiamo fatto un mese di preparazione e ce l'abbiamo fatta. E ora si pensa ai club e al campionato».
Con quali occhi guarda all'Europeo?
«Non ho mai partecipato ad un Europeo con la squadra maggiore, sarà importante, mi farà crescere. D'estate lavoreremo molto, non conosciamo ancora l'allenatore ma sono fiduciosa».
Rio 2016 sembra lontanissima. Il suo primo pensiero oggi, a guardare indietro?
«Di sicuro a gennaio, quando c'è stata la qualificazione, non pensavo sarei potuta andarci. È stata un'esperienza fantastica, a parte il risultato. È stato un punto di inizio».
Diciotto anni il 18 dicembre. Ha già deciso cosa farà quel giorno?
«Capita di domenica, quindi niente scuola. Ci sarà la partita, la sera vorrei festeggiare con tutte le amiche».
Come si sta ad essere premiata come migliore schiacciatrice di un Campionato mondiale (under 18)?
«Non me l'aspettavo. Era lo scatto verso l'Europeo, abbiamo lavorato tutte moltissimo. È stato un regalo anche all'allenatore Marco Mencarelli, che mi ha lanciata».
Il giorno in cui l'hanno chiamata nella Nazionale maggiore?
«Mi avevano convocata a Verona per alcuni giorni tra allenamenti e partite, ma pensavo fosse un allenamento normale».
Cosa significa essere squadra?
«È bellissimo, ora che siamo tutte giovani e l'entusiasmo è ancora maggiore. Possiamo esprimerci, possiamo urlare. Nella squadra maggiore bisogna essere più concentrate, perché conta di più il risultato. Ma sempre c'è il divertimento e il divertimento è importante per crescere».
Prossimi impegni sportivi?
«Il campionato per ora, d'estate ci sarà il Grand Prix. Spero nel Mondiale under 20. Poi ci sarà l'Europeo».
E la vita di tutti i giorni di Paola Egonu?
«La scuola (ragioneria, ndr), la palestra, lo studio la sera e poi riposo».
Se pensa a una grande giocatrice di volley da prendere ad esempio, chi cita?
«Più d'una. Cerco di imparare da tutte, anche dalle difficoltà».
Ma è vero che ha iniziato a giocare a volley quasi per caso?
«Passavo le giornate a studiare e a guardare la Tv. Ero pigra. Mio padre allora mi disse di provare a giocare a pallavolo. Ho iniziato così, nella Team Volley di Galliera Veneta». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero