Superlega, Voeller: «Juve, Inter, Milan e spagnole egoiste Fuori chi insiste con idee del genere»

«Complimenti ai Friedkin, sono proprio felice che a rappresentare la mia Roma ci siano loro. In Germania abbiamo apprezzato il loro comportamento». Da Leverkusen, al...

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«Complimenti ai Friedkin, sono proprio felice che a rappresentare la mia Roma ci siano loro. In Germania abbiamo apprezzato il loro comportamento». Da Leverkusen, al telefono, Rudi Voeller, ex capitano e centravanti giallorosso che ora, dopo essere stato anche il ct della nazionale tedesca, è direttore esecutivo del Bayer. Che, come gli altri club del suo paese, si è schierato subito contro la Superlega. Contro i miliardari indebitati, come chiamano lì i grandi club che hanno tentato il golpe nel calcio d’Europa.

Anche in Italia, però, le società si sono ribellate all’iniziativa delle big. Si aspettava di vedere gran parte della serie A schierata contro Juve, Milan e Inter?
«Certo. Tutto è nato nell’Europa del Sud, diciamo così. E da voi al Nord, come è da sempre. Avrebbero voluto i ricavi solo per loro. Da egoisti e basta».

La Roma, nonostante la proprietà Usa fosse stata contattata dai fondatori della Superlega, si è rifiutata di aderire al loro progetto. Bene, no?
«Martedì sera ero a Monaco, con il Bayer Leverkusen per la gara contro il Bayern. Allo stadio ho letto il comunicato del club giallorosso che ha dichiarato la sua fedeltà alle istituzioni sportive, a cominciare dall’Uefa. Ho subito chiamato l’ad Guido Fienga per manifestargli la mia soddisfazione per la scelta. Li ho ringraziati. Poi...».

Poi?
«Vicino a me avevo Rummenigge che ha ascoltato la telefonata. Kalle ha voluto parlare con Fienga, anche lui per dire al dirigente giallorosso di girare i suoi complimenti alla famiglia Friedkin. Gli abbiamo detto che sono stati bravi a non cadere nella trappola».

Alla fine si sono sfilati pure gli inglesi: 6 club della Premier avrebbero fatto la differenza. Giusto?
«Hanno capito che avrebbero commesso un grave errore. Sono stati tirati dentro dagli altri, rendendosi però conto subito che sarebbero andati contro la tradizione. I tifosi in Inghilterra, come avete visto, si sono fatti sentire in fretta».

Che cosa ha rischiato il calcio dopo il comunicato della Superlega?
«Di morire. Colpa di un’iniziativa criminale che sarebbe stata utile solo a quelle società che vogliono vedere aumentare i ricavi per fare altri debiti. Lo sanno e lo vedono tutti quali sono i loro obiettivi».

Può approfondire?
«Loro avrebbero continuato a spendere come hanno fatto in questi anni. Alzando il monte ingaggi e creando disparità con gli altri club, a livello nazionale ed europeo. Pensano da sempre ai loro interessi e non a quelli del calcio».

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«Non lo so. Meno male che l’operazione è saltata. Sarebbe stata una follia. Adesso, però, bisogna tirare definitivamente le somme: chi insiste con idee del genere, è fuori. Iniziando dai tornei locali. Lo direi anche se lo facesse un club tedesco. La regola deve essere chiara. E nelle coppe europee si deve andare sempre per i risultati ottenuti in campionato. Contano i meriti, prima dei soldi». 

 

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Il Messaggero